Villa Farnese a Caprarola pt 1

La prima villa manierista

La storia della Villa Farnese di Caprarola ci consente di percorrere le maggiori vicende della seconda metà del ‘500 a Roma. Si possono vedere, dipinti sulle pareti, i maggiori personaggi di quel periodo. Visitare questo palazzo significa dunque vedere una grande scenografia del potere di fine ‘500. Ma il luogo diventa ancora più singolare se si considerano i suoi affreschi: è qui che il Rinascimento si trascina ormai svuotato della sua forza dirompente iniziale. Un nuovo linguaggio è ormai creato: il Manierismo.

Tiziano, Potrait of Pope Paolo III with his nephews Alessandro and Ottavio Farnese, 1546. Museo di Capodimonte.

I Farnese

Siamo nella seconda metà del 1500. La famiglia Farnese è una delle più ricche e facoltose dell’aristocrazia romana. In realtà i Farnese non erano che una delle tante famiglie benestanti dell’alto Lazio, devono la loro ascesa agli intrighi di corte papali. La sorella del futuro papa Paolo III altri non era che Giulia la Bella, amante preferita di papa Borgia Alessandro VI. L’apoteosi della famiglia arriverà quando Alessandro Farnese (1468-1549) fu eletto papa col nome di Paolo III nel 1534. Per rendere un’idea della ricchezza dei Farnese basti dire che, negli stessi anni della villa a Caprarola, stavano anche costruendo il palazzo di famiglia a Piacenza, i giardini del Palatino e continuamente arricchendo la loro Collezione, senza contare le proprietà di Palazzo Farnese e la Farnesina a Roma.

Paolo III sarà l’ultimo papa del Rinascimento. Roma è ancora scossa dalle vicende del sacco (1527) e dilaga ormai lo scisma luterano. Paolo III si trova ad affrontare la svolta epocale della Chiesa Cattolica: La Controriforma. E’ lui il papa che convoca il Concilio di Trento nel 1545, a lui si deve anche il riconoscimento del nuovo ordine dei Gesuiti nel 1540 e l’istituzione della Congregazione del Sant’uffizio (Inquisizione) nel 1542. Impegnatissimo nel ricostruire una solida dignità per la Chiesa di Roma e nel ridare autorità alla figura del Pontefice, attua una politica di distensione e neutralità con Francia e Spagna. Soprattutto capì che per riaffermare e riqualificare il prestigio e il potere papale doveva attuare una serie di interventi volti a recuperare idealmente Roma come città imperiale e ricollegarla al passato mitico della città dei Cesari.

Tiziano, Potrait of Paolo III, 1543. Museo di Capodimonte.

Raffaello, Potrait of the young Alessandro Farnese before being pope Paolo III, c. 1512. Naples, Museo di Capodimonte.

Sebastiano Ricci, Papa Paolo III having a vision of the Council of Trent, 1687-1688. Piacenza, Museo Civico.

Paolo III Farnese e l’arte

Perfettamente in linea con i suoi predecessori Leone X e Giulio II, Paolo III fu uno dei papi mecenati più importanti della storia. Fu durante il suo pontificato che Michelangelo dipinse Il Giudizio Universale nonché gli affreschi della Cappella Paolina. Michelangelo realizzò anche molte opere architettoniche come la Piazza del Campidoglio, il completamento di Palazzo Farnese e della Basilica di San Pietro, Porta Pia e molti altri progetti rimasti incompiuti. Benché Michelangelo fu molto criticato, specie per gli affreschi del Giudizio che contenevano troppe nudità, Paolo III lo difese sempre e ne fece l’artefice primario del suo progetto di rinnovamento. Si preoccupò inoltre di raccogliere una grandissima collezione, la Collezione Farnese (che oggi dopo varie vicessitudini, si trova al Museo di Capodimonte a Napoli) e si fece anche promotore di molte altre grandi opere tra cui il riassetto di Castel Sant’Angelo, come oggi ancora lo possiamo vedere, e la decorazione della Sala Regia nei Palazzi Vaticani.

Il manierismo

Ed è proprio in questi anni, tra il 1540 e il 1550, che si forma il Manierismo. Attratti dalle nuove commissioni farnesiane, arrivano o ritornano a Roma pittori giovani o che erano scappati dopo il Sacco e che adesso elaborano un linguaggio a metà tra Michelangelo e Raffaello. Sono Francesco Salviati, Giorgio Vasari, Daniele da Volterra, Jacopino del Conte e poi anche Perin del Vaga. I vari cicli di affreschi che questi pittori lasciarono a Roma costituiranno il nucleo primo del manierismo. Sarebbe troppo lungo e fuorviante parlare delle loro opere, ma bisogna chiedersi a cosa un pittore in quegli anni doveva pensare. Dopo Michelangelo e Raffaello, Tiziano e Leonardo, l’arte aveva raggiunto l’apice della perfezione. Tutto era stato raggiunto. Che cosa restava ancora da fare ad un giovane pittore? Con quale scoraggiamento in quegli anni doveva affrontare il suo lavoro? La soluzione che si trovò fu l’imitazione. Bisognava copiare e imitare la maniera dei maestri. E’ proprio in questo momento che può vedersi la prima crisi dell’arte moderna. L’incognita dopo la perfezione. Ed è in questo momento che, non a caso, si sviluppa forse il primo fenomeno di moda in campo artistico: il Manierismo.

Titian, Cardinal Alessandro Farnese, 1545-46. National Museum of Capodimonte

Il giovane cardinal nipote

E’ in questo clima che si forma il cardinale Alessandro Farnese, l’omonimo nipote di Paolo III, che completerà il progetto lasciato incompiuto da suo nonno: la Villa Farnese a Caprarola. Il Palazzo era nato per essere una residenza militare su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. I lavori erano già iniziati prima del papato farnese, nel 1530, ma furono poi interotti nel 1546 a causa della morte del Sangallo. Saranno ripresti solo una trentina d’anni dopo e grazie all’interessamento del giovane nipote, che affidò il cantiere al Vignola nel 1559, quando ormai Paolo III era morto. Del resto il giovane cardinal nipote era un attivissimo mecenate e uomo politico di grandi capacità diplomatiche. Riuscirà a far sposare tutti i suoi fratelli e sorelle con grandi regnati dell’epoca, rafforzando così notevolmente il potere della casata. E’ un cardinale mondano e fastoso, mantiene una dispendiosa corte e artisti, l’Accademia di Claudio Tolomei si riuniva a casa sua. E’ della sua cerchia il cardinal Gambara che, vicino Caprarola, fa costruire Villa Lante e sarà ancora lui a far costruire la Chiesa del Gesù. Morirà proprio a Caprarola.

Vignola (?), Villa Farnese in Caprarola, Lazio, Italia, 16 century.

Il progetto

Il problema che Il Vignola dovette affrontare come architetto fu la riconversione della costruzione, nata come fortezza militare, a dimora signorile. La soluzione che adottò fu in sé geniale, sostituendo i connotati bellici con quelli signorili: la piazza antistante, destinata al posteggio di cannoni e armi, fu trasformata in una ampia piazza in cui, per limitare l’isolamento della costruzione, furono aggiunte due rampe di scale che collegavano il palazzo alla città; al posto dei bastioni fece ampie terrazze aperte sul panorama circostante. Ma fu sopratutto nel cortile interno che si ebbe la modifica maggiore: quello che doveva essere un cortile austero, a pianta poligonale, Il Vignola lo tramutò in un cerchio, apponendo due file sovrastanti di portici.

Il capolavoro è però la Scala Regia, una scala elicoidale che ruota intorno a 30 colonne doriche accoppiate, completamente affrescata, attraverso le quali, secondo la leggenda, il cardinale vi passava a cavallo per raggiungere il piano nobile. La villa mantiene la sua forma pentagonale, ma si divide in una parte estiva e in una invernale. Si arricchirà di vasti giardini, bassi cioè direttamente collegati al palazzo, e alti, oltre il bosco. L’intero progetto, sontuoso e imponente, verrà completato solo nel 1575, dopo la morte del Vignola, anche se ulteriori lavori di rifinitura si protrarranno fino al 1583. A molti anni dopo risale la definitiva sistemazione della parte antistante il Palazzo ed il completamento dei giardini, finiti infatti da Jacopo Del Duca e da Girolamo Rainaldi.

Gaspar van Wittel, Villa Farnese at Caprarola, 1720-1725. Private collection.

Villa Farnese, Caprarola. author ?

La fine del Rinascimento

La decorazione pittorica degli interni del palazzo è la più grande impresa artistica non romana di quegli anni. Il ciclo di affreschi è progettato da un gruppo di intellettuali della corte di Alessandro Farnese: Annibal Caro, Onofrio Panvinio, Fulvio Orsini e il Sirleto, alcuni di quali sono ritratti anche negli affreschi. Il tema è la celebrazione della grandezza di Casa Farnese e va dalla rappresentazione topografica dei possessi farnesiani al Salone dei Fasti Farnesiani, che raffigura tutti i principali eventi storici aventi come protagonisti i Farnese. Gli autori di questi affreschi sono i fratelli Zuccari: li inizia Taddeo, che progetta la decorazione e coordina la bottega dal 1560 fino al 1566, anno della sua morte. Lo succede suo fratello Federico, che aveva già lavorato agli affreschi del Casino di Pio IV e del Belvedere in Vaticano. Personaggio eclettico e sperimentatore, sarà lui a fondare la prima accedemia di Roma, l’Accademia di San Luca nel 1593, e si costruirà il suo bizzarro palazzo a Trinità dei Monti, Palazzo Zuccari. Ma anche Federico lascia il cantiere, a causa delle incomprensioni con il cardinale Alessandro. Sarà sostituito da Jacopo Bertoja, fino ad allora impegnato all’oratorio del Gonfalone. Bertoja dirigerà l’impresa fino al 1575 insieme ad altri pittori quali Giovanni de Vecchi, Raffaellino da Reggio, Antonio Tempesta e il fiammingo Bartholomaeus Spranger.

Siamo ormai alla terza generazione di manieristi: nessuno di questi pittori è stato allievo di Raffaello. E’ proprio qui, a Caprarola, che si reallizza forse l’ultimo ciclo di pitture tardo rinascimentali. E’ qui che si forma il cosidetto Manierismo Internazionale, che avrà poi ampia diffusione nell corti d’Europa. Gli stessi pittori che vi lavorarono, una volta rientrati a Roma, impegnati in nuove committenze si dovranno adeguare alla svolta normalizzante della Controriforma. Il Rinascimento è finito.

infos&sources: all pictures of the Villa are taken by me unless otherwise stated. Paintings and illustration are taken from wikipedia.it.

Le informazioni da qui in poi, quelle cioè riguardanti le descrizioni delle varie sale sono state prese dal sito www.canino.info; caprarola.org. Utile anche questo video.

Claude Joseph Vernet, Villa at Caprarola, 1746. Philadelphia Museum of Art

Piano dei Prelati

Vi si accede sia dalla scalinata esterna, dal portone principale mediante un ponte che un tempo era levatoio, o dalla scala interna, la Scala Regia, che inizia dai Sotterranei. Si compone di vari ambienti: Sala d’Ingresso, Cortile con porticato, Sala di Giove, Appartamento dell’Estate, Gabinetti dei Prelati ed Appartamento d’Inverno. Escluse le due Sale, tutte le altre stanze sono affrescate solo nella volta. Gli affreschi sono di Taddeo Zuccari. Il cortile invece ha le volte affrescate da Antonio Tempesta ma il progetto è del Vignola.

Il cortile (primo piano): 

 Sala di Giove:

Gli affreschi sono di Taddeo Zuccari. Sulla volta vi è raffigurata la nascita di Giove che la madre Rea fece trasportare a Creta per sottrarlo alla ferocia del dio Saturno che era solito divorare i figli maschi. Nell’ovale al centro è rappresentata la capra Amaltea che allatta Giove e quindi lo salva e per questo sarà posta in cielo tra le costellazioni. L’allusione al mito di Giove e alla capra è un omaggio al luogo: Caprarola.

Appartamento dell’estate:

E’ costituito da quattro stanze, in ciascuna delle quali Taddeo Zuccari raffigurò le stagioni, personificate e contornate dagli elementi naturali e dai tre segni zodiacali relativi a ciascuna di esse. Quando visitai la Villa (agosto 2012) l’Appartamento d’inverno era chiuso.

Summer

Fall

Spring

Scala Regia:

La Scala Regia, capolavoro del Vignola, è una scala a “lumaca” che si snoda in forma elicoidale dai sotterranei fino al loggiato del piano nobile ed è sovrastata da una grande cupola nel centro della quale è rappresentato lo stemma Farnese con i sei gigli azzurri in campo oro. La scala è in peperino, tipico materiale di origine vulcanica del viterbese, ed è dotata di un robusto parapetto balaustrato e presenta trenta colonne doriche con i gigli farnesiani che si inseguono al di sopra dei capitelli. Gli affreschi, con grottesche, allegorie ed arabeschi, sono attribuiti ad Antonio Tempesta.

Questa scala aveva gradini molto bassi per permettere al cardinale di passarvi a cavallo per raggiungere il piano nobile.

rocaille-scala-regia-villa-farnese-caprarola

Hubert Robert, Staircase in the Palace of Caprarola, second half of 18th century. (Inventory)Louvre Museum.

Portico (piano superiore):

Piano Nobile:

Sopra il piano rialzato si trova il piano nobile, l’unico interamente visitabile. La zona estiva fu affrescata da Taddeo Zuccari, mentre quella invernale fu dipinta da Jacopo Zanguidi (detto il Bertoja), da Raffaellino da Reggio e Giovanni de Vecchi. I soggetti sono tratti indifferentemente dalla mitologia classica, dalla storia sacra o da importanti avvenimenti storici e tutti confluiscono nella celebrazione della gloria dei Farnese.

Gli ambienti di questo piano si suddividono in due tipi: sale di rappresentanza e appartamenti privati. La loro denominazione deriva dal soggetto del ciclo iconografico. Le sale di rappresentanza, totalmente affrescate, sono: la Sala d’Ercole, la Cappella, la Sala dei Fasti Farnesiani, la Sala del Concilio, la Sala degli Angeli e quella del Mappamondo. Gli appartamenti sono composti: dalla Camera dei Sogni, la Camera dei Giudizi, la Camera della Penitenza, la Stanza del Torrione (unica con soffitto in legno), la Camera della Solitudine, la Camera dei Lanifici e la Camera dell’Aurora. Queste stanze sono affrescate solo nella volta, in quanto le pareti venivano arricchite con arazzi e quadri.

Una delle stanze più rappresentative del palazzo è la Stanza delle Geografiche o del Mappamondo, la quale prende il nome dagli affreschi di Giovanni Antonio da Varese. Il quarto piano e quinto piano erano assegnati agli staffieri ed ai cavalieri.

Salone d’Ercole:

Il Salone è illuminato da cinque grandi finestroni a volta. Da quello centrale si ha la vista sulla cittadina. Sul soffitto, i cui affreschi sono opera di Federico Zuccari, è rappresentata la leggenda della mitica nascita del Lago di Vico, in prossimità di Caprarola.

Si narra che Ercole passasse tra i Monti Cimini e, invocato da pastori che lamentavano scarsità d’acqua per le loro greggi, piantasse un pesante palo nella terra per poi estrarlo e fare sgorgare l’acqua che farà nascere il Lago. I pastori per riconoscenza eressero un tempio in suo onore sul Monte Venere. Il significato allegorico della scena è evidenziato dal giglio farnesiano posto sulla sommità del palo che Ercole conficca nel terreno, come il Cardinale Alessandro Farnese che realizzò notevoli opere idriche a beneficio della popolazione e in onore del quale fu eretto il Palazzo di Caprarola.

La vera meraviglia della sala è la fontana rustica, realizzata a mosaico e stucco policromo di Curzio Maccarone in cui sono rappresentati alcuni possedimenti dei Farnese, tra cui Parma  e Piacenza.

Cappella:

La Cappella circolare è affrescata da un gruppo di artisti guidati da Federico Zuccari, con dipinti di soggetto sacro. Al centro della volta è rappresentata la creazione del mondo e nei sei medaglioni circostanti sono raffigurate scene bibliche; sulle pareti sono stati invece disegnati gli Apostoli all’interno di finte nicchie rettangolari.

Sala dei Fasti Farnesiani:

E’ l’ambiente che più di ogni altro celebra esplicitamente gli avvenimenti storico-religiosi che hanno contribuito alla affermazione della potenza dei Farnese con un particolare riguardo per il Cardinale Alessandro, committente del Palazzo. Il ciclo degli affreschi è stato eseguito da Taddeo Zuccari tra il 1562 ed il 1565. Tra le immagini più importanti: Il cardinale Alessandro riceve dal Papa Giulio III la città di Parma e la riconsegna al fratello Ottavio, che nel frattempo ne era stato privato. Il Cardinale Alessandro, su incarico di Papa Paolo III, incontra presso Worms l’Imperatore Carlo V e suo fratello Ferdinando re dei Romani, per trattare della guerra da intraprendere contro i luterani nell’anno 1544. Francesco I re di Francia accoglie a Parigi  con grande solennità Carlo V, diretto in Belgio per reprimere un’insurrezione ed Alessandro Farnese, nominato legato per importanti affari nel 1540. Il Papa Paolo III spedisce all’Imperatore Carlo V in guerra contro i luterani un contingente militare sotto la guida del Cardinale Alessandro e del fratello Ottavio nell’anno 1546. Nella volta sono rappresentati eventi meno recenti riguardanti la dinastia farnesiana  come la nomina di Ranuccio Farnese, nonno di Paolo III, a comandante dell’esercito pontificio nel 1435; o la liberazione di Bologna ad opera di Nicola Farnese nel 1361 ed ancora l’ingresso trionfale a Pisa di Pietro Farnese nel 1362, dopo aver sconfitto le truppe pisane.

 Sala del Concilio:

La sala, di forma perfettamente quadrata, è interamente dedicata al personaggio più illustre della Famiglia, Papa Paolo III. Il ciclo pittorico della Sala è opera di Taddeo Zuccari e sulla volta, in un quadro contornato da una fitta decorazione di stucchi, figure allegoriche e stemmi, spicca la cerimonia della nomina a Pontefice di Paolo III. Famosissimo è l’affresco che rappresenta il Concilio di Trento, inaugurato dallo stesso Papa nel 1546 ed in cui sono effigiati, in primo piano sulla sinistra, anche gli eretici Calvino, Lutero e Zuiglio.Un altro affresco rappresenta l’Imperatore Carlo V che rende omaggio al Pontefice di ritorno da una vittoriosa campagna di guerra a Tunisi. Infine il papa farnesiano è rappresentato come garante della pace di Nizza del 1538 tra Carlo V e Francesco I.

Sala del Mappamondo:

Capolavoro assoluto e stanza più famosa della villa, è concepita come un mondo disposto su parete. Tipico delle ville e dei palazzi dei signori era dedicare una delle sale alle scoperte geografiche, astronomiche e ai mappamondi, perché in quel periodo conoscevano un enorme impulso. Le pareti raffigurano il mondo conosciuto a metà del ‘500: manca infatti l’Australia mentre l’Antartide è erroneamente raffigurato perché confuso con la Terra del Fuoco. L’attribuzione degli affreschi è certa solo per le carte geografiche, opera dello specialista Giovanni Antonio da Varese; il soffitto, che rappresenta la volta celeste dell’emisfero boreale, è opera di un artista sconosciuto. Sopra le porte e le finestre della sala sono poi raffigurati i navigatori più famosi del tempo, da Amerigo Vespucci, a Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano e Marco Polo.

Sala degli angeli:

Di questa stanza non si conosce l’esatta destinazione. Al centro della volta, attribuita al Bertoja, è rappresentata la caduta degli angeli ribelli con in primo piano S. Michele Arcangelo che colpisce Lucifero con la spada. Gli affreschi sulle pareti che raffigurano Angeli ed Arcangeli sono opera di Raffaellino da Reggio e Giovanni de’ Vecchi.

Stanza dei Sogni:

La stanza dei sogni era la Camera da letto del Cardinale e ciò è testimoniato dal tema della decorazione opera del Bertoja. Al centro della volta è illustrato il sogno profetico di Giacobbe che, mentre dorme vede Dio ed i suoi Angeli annunciargli che la terra su cui giace diverrà della sua stirpe. Nelle quattro scene agli angoli sono raffigurati i sogni del Faraone d’Egitto, di Nabuccodonosor Re di Assiria, poi le scene di Dalila che taglia i capelli di Sansone mentre dorme e di Giuseppe che interpreta i sogni.

Stanza dei Giudizi:

La Stanza dei Giudizi, usata probabilmente per trattare le questioni riguardanti l’Amministrazione del territorio, prende il nome dal soggetto del riquadro centrale della volta in cui è appunto raffigurato il giudizio di Re Salomone. Intorno a questo episodio centrale sono descritti i giudizi di uomini che hanno reso giustizia all’umanità, da Mosé a Davide. Da questa stanza attraverso il ponte si accede al giardino d’inverno. Gli affreschi sono opera del Bertoja.

Stanza della Penitenza:

La Stanza della Penitenza è la prima dell’Appartamento invernale che si sviluppa simmetricamente, così come nel Piano dei Prelati, a quello estivo. La sua funzione era quella di sala da pranzo del Cardinale Alessandro ed è stata decorata da Jacopo Bertoja con scene eremitiche che esortano alla parsimonia ed alla mortificazione. Nell’ovale centrale è rappresentata l’esaltazione della croce, sostenuta da tre angeli; negli altri riquadri vi sono immagini di santi accompagnate da citazioni latine sul tema della privazione e della rinuncia.

Corridoio pergolato:

Gabinetto dell’Ermatena:

E’ un piccolo disimpegno, detto dell’Ermetena perchè sulla volta sono raffigurati Ermes ed Atena congiunti in un solo corpo, a rappresentare l’unione tra Sapienza ed Eloquenza. In realtà l’ermafrodito e sopratutto il dio Ermes erano simboli molto usati negli studi alchemici. L’ambiente ristretto e anche gli oggetti dipinti sulle pareti, fanno pensare che questo fosse lo studiolo del cardinale. Agli angoli delle pareti vediamo infatti strumenti musicali o di misurazione, oltre al mito di Ulisse, simbolo della conoscenza. Probabilmente conteneva anche una collezione di preziosità, una piccola wunderkammer, come era in uso all’epoca.

Stanza delle Solitudini:

La Stanza della Solitudine, la cui iconografia fu dettata a Taddeo Zuccari da Annibal Caro, era lo studio del Cardinale Alessandro. Vi sono illustrati quei personaggi illustri che, impegnati nella ricerca e nella divulgazione del sapere e della verità attraverso la vita contemplativa e la solitudine, aiutarono l’umanità. Sopra il camino è rappresentata la solitudine cristiana con Gesù, San Giovanni Battista e San Girolamo ritratti nell’atto di predicare alle genti la dottrina cristiana. In quattro “medaglioni” sono poi raffigurati Diogene, rinchiuso volontariamente in una botte dove approfondiva i suoi studi filosofici, Celestino V, Aristotele e Solimano.

Sono mancate nella mia visita la Sala dell’Aurora e la Stanza dei Lanifici. La prima era probabilmente una camera da letto, affrescata da Taddeo Zuccari. La seconda svolgeva la funzione di guardaroba con affreschi anche qui di Taddeo Zuccari. Da questa stanza, attraverso un ponte levatoio, si accede ai giardini d’inverno.

 


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

Share this Article!