Castello Ruspoli a Vignanello, storia della famiglia e del giardino rinascimentale

Fu una donna a creare il giardino del Castello Ruspoli, nel 1610. Ottavia Orsini, figlia del creatore del giardino di Bomarzo, lasciò traccia indelebile del suo amore per questo luogo: le proprie iniziali e quelle dei suoi due figli Sforza e Galeazzo nelle siepi di bosso. Siamo a Vignanello e il Castello Ruspoli, dimora storica nella Tuscia viterbese, ha uno dei più bei giardini rinascimentali d’Italia.
E’ possibile visitarlo tutto l’anno, ad eccezione dei mesi invernali. Per tutte le info andate sul sito ufficiale: castelloruspoli.com

Francesco Maria Ruspoli con il cagnolino preferito e suo figlio Alessandro a cavallo

L’origine del castello e della famiglia: dai Farnese, ai Marescotti ai Ruspoli

Il castello nasce sulle fondamenta di una fortezza medievale: nell’847 fu scelto questo luogo sopraelevato, circondato da una vallata e senza il giardino, per costruire una rocca fortificata che venne convertita poi in convento di monaci benedettini intorno al 1000. Solo nel 1500, con i Farnese, divenne una residenza nobiliare. Papa Paolo III Farnese, che possedeva domini in tutta la zona, confermò la proprietà del castello a sua nipote Ortensia, figlia di Beatrice Farnese Baglioni e del principe Pier Francesco Orsini, ideatore del suggestivo Giardino di Bomarzo.

Il castello passa ai Marescotti quando Ortensia sposa Marcantonio Marescotti, un mercenario non nobile e senza eredità. Di lei si narra che uccise il marito con un attizzatoio del camino nel corso di una lite e, per cancellarne la memoria, grattò via i simboli nobiliari del marito (ma non i suoi) dagli stemmi. La coppia ebbe comunque cinque figli tra cui Clarice, destinata a diventare santa e patrona di Vignanello, nonché compatrona di Viterbo. Santa Giacinta, al secolo Clarice Marescotti, costretta dal padre a prendere i voti, era una principessa ribelle e neanche da suora fu proprio un modello. All’età di 35 anni Suor Giacinta si ammalò gravemente, tanto che venne chiamato un francescano per darle l’estrema unzione. Il frate, resosi conto che Clarice non conduceva una vita di povertà e di umiltà consona allo stato di clausura, si rifiutò di darle i sacramenti. Il rifiuto innescò in lei un processo di conversione profonda tanto che, una volta guarita, abbandonò i beni materiali e fondò la Confraternita dei sacconi, persone che, dedite alla beneficienza e all’aiuto dei bisognosi, si travestivano coprendosi il capo con sacchi di iuta per non essere riconosciute. Pare che riuscì a convertire malavitosi e briganti e a far sì che fossero loro a fare opere di bene. Il castello ha una cappella a lei dedicata, che conserva molti dei suoi oggetti come il cilicio per l’espiazione dei peccati. 

Suo fratello Sforza Vicino Marescotti ereditò il castello che, dopo il matrimonio con Vittoria Ruspoli, divenne Castello Ruspoli. Il cambio di cognome si deve all’accordo matrimoniale: su richiesta del padre di Vittoria, che non aveva altri figli maschi, Sforza doveva abbandonare il suo cognome e assicurare così una discendenza ai Ruspoli. 

Nel XVIII secolo troviamo un personaggio chiave per il castello, Francesco Maria Ruspoli, colui che fece salire di rango la famiglia da conti a principi e che si occupò del primo restauro del castello. Francesco Maria ricevette il titolo di Principe nel 1709 per aver donato al papa un reggimento (1000 uomini addestrati) durante la guerra di Comacchio, contro l’Austria. Fu così che Papa Clemente XI, avendo i Ruspoli da poco acquistato i territori di Cerveteri, acconsentì che acquisissero il titolo di Principi di Cerveteri.
Francesco Maria era un amante delle arti: fu uno dei fondatori del gruppo letterario “Accademica dell’Arcadia” a Roma, nel 1690; fu amico del compositore Georg Friedrich Haendel che nel 1706, poco più che ventenne, fu suo ospite. Pare che nel castello compose circa 50 cantate, oltre l’Oratorio della Resurrezione che fu rappresentato a Pasqua del 1707 a Palazzo Bonelli (oggi Valentini) a Piazza SS. Apostoli a Roma, dove il Francesco Maria si trasferì prima di comprare Palazzo Ruspoli al Corso dai Caetani (tutt’ora di proprietà Ruspoli). A Vignanello fece inoltre costruire la Chiesa della Collegiata, consacrata da Papa Benedetto XII nel 1725, e il palazzo accanto al castello, dove la famiglia si spostò in occasione della visita di Papa Benedetto XIII. 

la galleria 

Il piano nobile

Un ponte levatoio separa due mondi e, dopo una ripida rampa di scale, si accede in uno dei saloni principali, quello da cui si gode la miglior vista del giardino. Qui troviamo il ritratto del primo Marescotti, che fu ucciso da sua moglie proprio in questa stanza. Si nota infatti lo stemma a forma di cuore per metà rimosso sulla trave in pietra di un grande camino. Sulle pareti, invece, troviamo disegnato lo stemma della famiglia Ruspoli con i monti, simbolo araldico comune nelle famiglie toscane, e l’uva, legata alla zona di Vignanello. 

Il castello subisce un restauro con Francesco Maria, I Principe, che sentì il bisogno di rinnovare gli interni in occasione del soggiorno di Papa Benedetto XIII, avvenuto nel 1725. Il papa trascorse infatti 4 giorni nel castello e, a ricordo di quel soggiorno, sono esposte la veste e le pantofole papali nella seconda stanza.

Nella terza sala, chiamata della musica per via del pianoforte, si può vedere il ritratto di Francesco Maria con il suo cagnolino preferito e di suo figlio Alessandro a cavallo. Per affrettare i lavori in vista del soggiorno papale, al posto degli affreschi, furono usate stoffe dipinte.

Si arriva poi nella galleria, ancora oggi utilizzata per cerimonie ed eventi, dove si può notare il fregio con elementi che riportano alla guerra, a ricordo dell’evento fatidico che portò Francesco Maria Ruspoli a diventare Principe. Sul camino c’è un medaglione in legno dorato che Vicino Orsini, il signore di Bomarzo, regalò alla figlia Ottavia in occasione del matrimonio con Marcantonio Marescotti. Da notare la porta ricoperta con il cuoio di Cordoba: questo è l’unico punto in cui si è conservato, ma in realtà tutta la stanza era ricoperta da corami, che fungevano anche da isolante termico ed acustico. 

Da qui si accede a due camere più piccole, che conservano ancora gli affreschi di Francesco Corallo e la carta da parati in stoffa dipinta. La camera da letto di Dado Ruspoli, che conserva il suo ritratto (non è aperta al pubblico o comunque non sempre), è quella che ospitò il Papa. Aveva infatti la vista più bella, verso un giardino meraviglioso che negli anni ’30 fu tagliato a metà dalla linea ferroviaria di Roma nord. 

il giardino segreto

Il Giardino all’italiana

Il giardino all’italiana è affacciato sulle forre tufacee del Viterbese e circondato dalla vallata che dai Monti Cimini scende al Tevere. Fu voluto e realizzato nel 1611 da Ottavia Orsini, ma la forma attuale risale al 1700, quando Francesco Maria Ruspoli si avvalse del giardiniere del Papa per realizzarlo. Poiché questa era una vallata, per realizzarlo si dovette fare un’opera di terrazzamento e di approvvigionamento idrico. Fu una vera propria operazione di ingentilimento. 

Suddiviso in 4 viali e 12 parterre di bosso disposti intorno alla fontana del Vignola (con al centro lo stemma a sei monti dei Ruspoli), ancora riproduce l’impianto originale voluto da Ottavia Orsini, la quale volle lasciare le sue iniziali, due O concentriche, e quelle dei suoi figli, oggi non più visibili. Quattro aree si delineano grazie alle verdeggianti architetture andando a costruire ben quattro giardini: il Giardino di Verdura, il Barchetto, il Barco e il Giardino Segreto

Il giardino segreto lo si vede affacciandosi da una terrazza e venne realizzato da Francesco Maria Ruspoli come luogo per appartarsi da tutti.  Era segreto in quanto coperto da un pergolato con vegetazioni. Dopo un periodo di abbandono, venne ripreso e sistemato nella splendida forma attuale da Maria Rita Lante della Rovere, che appassionata di gioco, volle dare alle siepi la forma dei quattro semi delle carte.

i figli di Dado 

Il castello e la famiglia oggi

Sui mobili e alle pareti tante foto storiche ci raccontano e ci mostrano i membri della famiglia più recenti: tra questi l’inconfondibile Alessandro Ruspoli, VII principe di Cerveteri, bisnonno delle attuali eredi, con la sua benda all’occhio, perso in una battuta di caccia. E’ stato l’ultimo Gran Maestro del Sacro Ospizio dei palazzi apostolici, carica e prerogativa con la quale accolse in Vaticano Vittorio Emanuele III e la regina Elena nella loro prima visita al pontefice dopo la Conciliazione. I Principi Romani, sino ai Patti Lateranensi, furono infatti schierati con il Papa e non con i Reali d’Italia. Alessandro sposò Marianita Lante Montefeltro della Rovere e loro figlio Francesco nacque a Roma il 23 febbraio 1899.

Francesco Ruspoli, VIII Principe di Cerveteri, era chiamato “il principe etrusco. Nei tratti, nell’ abbigliamento, nello spirito era il tipico gentilhomme campagnard, e amava parlare il romanesco dei fattori d’ una volta, che sapeva impennarsi in un romanesco aulico e desueto” [1]. Nel 1916, a 17 anni, fu volontario nella I guerra mondiale e passò venti mesi in trincea da soldato semplice sul Col di Lana nell’artiglieria di montagna. Nel 1924 era Guardia Nobile del Papa. Prese parte anche al secondo conflitto mondiale come ufficiale della Regia Aeronautica, comandante pilota di Savoia-Marchetti S.M.79 raggiungendo il grado di colonello. Dopo le guerre si ritirò dalla vita politica e si dilettava a scrivere sonetti ed epigrammi, in dialetto ma non soltanto. Si era anche appassionato alla scultura, prediligendo il bronzo: una delle sue statue adorna il paese di Campo di Mare ed è il monumento al buttero. Master della caccia alla volpe, sosteneva di riuscire ad essere insieme gran cacciatore e grande amante degli animali. Nel 1952 divenne l’ultimo Gran Maestro del Sacro Ospizio Apostolico. Morì a Roma il 27 ottobre 1989. Dal matrimonio con Claudia Matarazzo, una dei tredici figli del super emigrante Francesco Matarazzo, che, partito dalla provincia di Salerno poverissimo, costruì in Brasile una fortuna, nacquero: Alessandro (detto Dado) e Sforza Marescotto (detto Lillio). 

La vita di Dado Ruspoli meriterebbe uno scritto a parte. La sua mondanità era leggendaria, divenne uno dei protagonisti della vita di Via Veneto degli anni ’50 e ’60 a Roma e pare che Fellini si ispirò a lui per il film La Dolce Vita. Grazie alle ricchezze che gli provenivano soprattutto da parte materna condusse una vita stravagante ed eccezionale, divenendo amico di Dalí, di Picasso, Curzio Malaparte, Jean Genet, Roman Polanski. A Parigi finanziò uno dei primi balletti di uno sconosciuto Roland Petit. Frequentava pittori come Leonor Fini e il raffinato Balthus (che aveva un castello nella Tuscia). E poi Giancarlo Menotti, Mastroianni, Truman Capote, i Rolling Stones. Se affittava una casa in Costa Azzurra divideva le spese con Roger Vadim e Jane Fonda e alle loro spaghettate non mancavano mai Brigitte Bardot e Joan Collins [2]. A Vignanello teneva feste memorabili ed arrivava in elicottero. Quando la fortuna avita scemò, lui e il fratello vendettero il piano nobile di palazzo Ruspoli a Roma, dopo mezzo millennio di proprietà familiare, e si ritirò nell’ altana. Intraprese viaggi in estremo oriente: Nepal, Thailandia del Nord e la Birmania, dove sperimentò l’oppio. Coltivatore onnivoro di filosofie zen, scienze esoteriche, trascendentalismo e occultismo, tornò con tre tatuaggi sulle braccia che gli incise sottopelle un bonzo nel Laos. Lui che non aveva mai lavorato si mise a fare l’ attore: con Marco Ferreri, accanto a Ingrid Thulin, interpretò “La casa del sorriso”; con Coppola, anche se solo per  una particina, nel Padrino III. E poi con Antonello Aglioti, sia al teatro che al cinema, nel ruolo del maggiordomo nel “Giardino dei ciliegi”. Ebbe cinque figli da tre donne diverse: da Nancy de Girard de Charbonnières ebbe Francesco, X principe di Cerveteri (1967); con l’attrice Debra Berger ebbe Tao (1975) e Bartolomeo (1978);  da Theresa Patricia Genest ha avuto Mathilda Mélusine (1994) e Théodore Alexandre (1997). Tao, che è musicista e regista, ha pubblicato vari video di suo padre e suo zio sul suo canale YouTube; Melusine invece è diventata modella e testimonial per case di moda. 

Lillio Ruspoli, invece, era diverso per temperamento dal fratello maggiore, ma anche lui pieno di eccentricità [3]: nel 1951 è tra i fondatori del Msi- Movimento Sociale Italiano; fonda i Centri di azione agraria che attirano molte simpatie nelle campagne e nei centri agrari, veniva infatti chiamato “il principe contadino”. Nel 1989 viene eletto in Campidoglio nelle liste del Msi e riesce a far votare e approvare un centro per i senza fissa dimora in un edificio abbandonato sulla Casilina che viene intitolato a santa Giacinta. Nel 1994 si presenta, senza fortuna, alle elezioni regionali con l’inedita lista Vento del Sud/ Viva Zapata/ Invito alla rivolta. E’ stato dirigente d’azienda e banchiere, oltre che ambasciatore del Sovrano militare ordine di Malta. Era toccato a lui ballare, in un ricevimento a palazzo Colonna, con una giovanissima Elisabetta futura Elisabetta II , ai tempi principessa ereditaria, durante una sua visita a Roma nell’aprile 1951. Da Domitilla dei duchi Salviati ha le figlie Claudia e Giada, attuali proprietarie del castello. Con l’attrice Pia Giancaro, che resterà con lui fino alla morte avvenuta un mese fa, nasce la terza figlia, Giacinta. 

FONTI:
[1] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/31/morto-il-principe-etrusco.html 
[2] https://web.archive.org/web/20151224050900/http://archiviostorico.corriere.it/2005/gennaio/12/Addio_principe_Dado_Ruspoli_Spirito_co_9_050112069.shtml
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/01/12/morto-dado-ruspoli-il-principe-della.html
[3] https://www.corriere.it/bello-italia/notizie/inviaggio-due-lunghi-fine-settimana-parma-mantova-25adbc12-bf98-11eb-b7a1-7e76296b457a.shtml?fbclid=IwAR2zTO-QHMuK5nzwJHwnl6X8yiTklvpofa56INbhw1L0DXFXhoi1JacqvZ8

 

IL PIANO NOBILE

La prima sala:

Marcantonio Marescotti

il camino con lo stemma rimosso da Ortensia

Alessandro Ruspoli, VII principe di Cerveteri

Seconda stanza: la chiesa della Collegiata

i Savoia accolti ufficialmente dal Papa accompagnati da Alessandro Ruspoli 

Sala della Musica: Alessandro Ruspoli accompagna Evita PeronLa Galleria:

sul camino un medaglione in legno dorato che Vicino Orsini, il signore di Bomarzo, regalò alla figlia Ottavia in occasione del matrimonio con Marcantonio Marescotti
il portone ricoperto di cuoio di Cordova

Prima stanza (studio):

Francesco Ruspoli, VIII Principe di Cerveteri

Dado Ruspoli e le sue pipe da oppio La camera da letto: Dado Ruspoli Cappella di Santa Giacinta:

IL GIARDINO

LA COLLEGIATA:


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

Share this Article!

Contribuisci alla discussione, scrivendo il tuo Commento.