I palazzi nobiliari di Palermo

Palermo è splendore e miseria. Nessun’altra città al mondo è così diffidente nel mostrarsi, indifferente al turismo che non sia colto. Come nel Grand Tour settecentesco, solo chi è introdotto riesce ad accedere a luoghi meravigliosi, che vedendo da fuori passerebbero inosservati. 
Molti luoghi splendidi ancora restano nascosti, alcuni sono andati perduti per sempre (si pensi allo sfacelo di Villa Alliata di Pietratagliata), altri resistono come possono ai tempi moderni. Ad alcune famiglie rimane solo qualche cimelio, quadri ormai anneriti, tappezzerie logore e le strutture cadenti, senza soldi per ristrutturarle. Eppure qualche luogo di estrema resistenza rimane, la storia in qualche modo si è salvata e chi ha pazienza e un po’ di fortuna può capitare di entrare in posti di autentica bellezza. 

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Palazzo Valguarnera Gangi
Piazza Croce dei Vespri, 6

Sono stretti e tortuosi i vicoli della Kalsa, il vecchio quartiere arabo di Palermo, per strada ci sono bancarelle, motorini, macchine, molti angoli sono fatiscenti ma chi conosce l’entrata giusta può scoprire incredibili tesori. Di certo nessuno potrebbe immaginare che in Piazza Croce dei Vespri si trova Palazzo Valguarnera Gangi, dove Luchino Visconti girò la famosa scena del ballo de “Il Gattopardo”. In smacco alla decadenza della nobiltà e agli sfregi del tempo, della società di massa che ignora e della storia che divora, il palazzo è ancora di proprietà della famiglia e, cosa più stupefacente, si conserva praticamente integro nei suoi arredi originari. Il palazzo così come lo vediamo si deve al principe Pietro Valguarnera che, a metà del XVIII secolo, lo ingrandì, dopo aver sposato sua nipote Marianna, erede dei titoli e del patrimonio paterno, riunendo così quasi per intero le proprietà dei Valguarnera. Marianna era una donna di grande intelligenza, seppure sordomuta, alla quale le residenze Valguarnera devono molto, di lei ha raccontato la storia Dacia Maraini nel suo romanzo “La lunga vita di Marianna Ucrìa”(1990).

Per il palazzo Gangi furono chiamati i più grandi artisti dell’epoca come l’Interguglielmi, il Serenario, il Fumagalli, il Velasco e l’architetto trapanese Andrea Gigante, al quale si deve la meravigliosa scalinata d’entrata coronata dalle statue del Marabitti e anche il progetto della Galleria con il doppio cielo. La dimora è rimasta pressapoco così come era nel Settecento: appena varcata la soglia ci si trova difronte ad una enfilade di saloni per un totale di 8000 metri quadri: si succedono il salone rosso, quello celeste, la sala da pranzo, la sala da ballo, il salone degli specchi dorati con il pavimento di ceramica di Vietri, dipinto con fiorami e animali tra cui i gattopardi e anche una bellissima terrazza, traboccante di ceramiche di Caltagirone, da cui si può ammirare la facciata della chiesa di Sant’Anna. All’interno le stanze sono strapiene di oggetti preziosi, tappezzerie ricamate, cristallerie e porcellane, senza contare gli arredi tutti originali come divani, consolles, sedie intagliate, pareti decorate, boiseries, porte dipinte in oro e alte specchiere.

Alla famiglia Valguarnera si devono le due dimore più importanti della storia siciliana, entrambe ancora private: oltre a Palazzo Gangi anche Villa Valguarnera a Bagheria. Ma Palazzo Gangi è davvero un miracolo perché non è stato alterato né mai ceduto o venduto, rappresentando dunque un unicum nel panorama siciliano, oltre che un momento altissimo del rococò italiano. Attraverso i secoli la dimora si è mantenuta integra fino agli attuali proprietari, i Vanni Mantegna di San Vincenzo, che sono subentrati nella proprietà del palazzo, per trasmissione ereditaria, nel 1995.
Oggi apre le porte della sua dimora, raccontandone la storia stanza per stanza, la Principessa Carine Vanni Mantegna di Gangi. Di origine francese ma ormai siciliana, Carine si dedica da 20 anni anima e corpo al mantenimento della dimora con tutte le difficoltà possibili delle assurde leggi italiane: “Nessuno ci ha mai aiutato tranne pochi mecenati stranieri. Qui sono passati Giscard d’Estaing, Pierre Bergé , Yves Saint Laurent, Francis Bouygues. Ma con gli italiani, soprattutto dal Governo Monti in poi, è stato…doloroso. Ci hanno tolto gli sgravi sull’IMU. L’IRPEF si porta via tutto dei pochi redditi che nascono qui dentro” [intervista al Corriere della Sera 26 Maggio 2016].

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Palazzo Ajutamicristo
Via Giuseppe Garibaldi, 23

Diverso è il fascino di Palazzo Ajutamicristo, che invece richiama la Sicilia medievale. La sua proprietaria, la baronessa Calefati, offre tea freddo e latte di mandorle a chi visita la sua casa, poi ne racconta lentamente la storia. Il palazzo deve il nome a Guglielmo Ajutamicristo, barone di Misilmeri e di Calatafimi, che l’aveva fatto costruire per la sua famiglia tra il 1495 ed il 1501. Era un banchiere di origine pisana, arricchitosi con il commercio, e affidò l’ampliamento del progetto del palazzo a Matteo Carnilivari, lo stesso architetto di Palazzo Abatellis (oggi Galleria Regionale della Sicilia). Nel 1588 Margherita Ajutamicristo concesse il palazzo a Francesco Moncada fino a quando, nell’800, i Moncada vendono il palazzo alle famiglie Calefati di Canalotti e Tasca d’Almerita. Tutt’oggi i Calefati detengono la proprietà di una metà del palazzo mentre l’altra è di proprietà della Regione Sicilia.

Girando per le stanze si possono vedere le foto di famiglia, gli oggetti di uso quotidiano, una casa vissuta come qualunque altra. La stanza più importante è sicuramente il magnifico salone da ballo, con una superficie di 200 mq e col soffitto affrescato da Giuseppe Crestadoro raffigurante “La Gloria del Principe Virtuoso”. Il salone si apre su un loggiato quattrocentesco, denominato “Cortile del Petrosino”, che si affaccia su due grandiosi cortili ricchi di palme esotiche oleandri e banane.

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Palazzo Conte Federico
Piazza Conte Federico, 2

Il palazzo (www.contefederico.com) è una casa museo e può essere visitata ogni giorno. Appartiene alla famiglia Conte Federico sin dalla metà del XVII secolo e tutt’oggi è abitato dal Conte Alessandro Federico e dalla sua famiglia. Il suo antenato Gaspare Federico e Balsamo, conte di San Giorgio acquistò l’ospizio grande di Porta Busuemi dai Padri Olivetani di Santa Maria dello Spasimo: si tratta infatti di uno dei più antichi edifici di Palermo. La sua torre arabo-normanna, chiamata Torre Busuemi o Torre di Scrigno, risale al XII secolo ed è posta sul muro punico della vecchia città e risulta decorata da due bifore, una normanna ed una aragonese.

La riconfigurazione del palazzo nelle forme odierne si deve proprio al conte di San Giorgio Gaspare Federico e Balsamo, mentre un suo erede, il conte Nicolò Federico e Opezzinga, commissionò in seguito molte delle preziose decorazioni che arricchiscono il palazzo così come possiamo vederlo anche oggi. Nei vari saloni, arredati con mobili originali e quadri di insigni artisti dell’epoca, si possono ammirare i soffitti a cassettoni lignei dipinti del XV secolo, gli affreschi settecenteschi di Vito D’Anna e Gaspare Serenari e varie collezioni di armi e di ceramiche antiche. Tra le varie aree del palazzo va menzionata la Galleria del ballo dove svetta sul palco un pianoforte a coda che Wagner suonò nel 1882 mentre soggiornava a Palermo.rocaille-blog-palermo-palazzo-conte-federico

Villa Niscemi
Piazza dei quartieri, 2

Poco lontano dal centro, a nord di Palermo, nascosta nel parco c’è Villa Niscemi, proprio adiacente al Parco della Favorita. Come la Casina Cinese, appena vicino, anche Villa Niscemi fu trasformata in dimora di delizia nel XVIII secolo, quando passò ai Valguarnera di Niscemi. Sotto i monti, la villa si affaccia sul parco con le due terrazze gemelle, dove furono girate le scene del film L’Avventura di Antonioni. Nella sala d’ingresso, al piano nobile, spicca il grande camino in pietra disegnato nella seconda metà dell’800 dall’architetto Giovan Battista Palazzotto e un magnifico cassettone forziere di origine spagnola, pieno di segreti; poi c’è la sala di Santa Rosalia e quella delle quattro stagioni, la biblioteca e la saletta di Corrado Valguarnera (garibaldino e patriota). La villa rimase proprietà della casata fino al 1987, quando fu venduta al comune di Palermo, che ne è l’attuale proprietario.

La villa fu la dimora d’infanzia di Fulco Della Cerda (famoso come Fulco di Verdura), figlio di Carolina di Valguarnera, che divenne un famoso gioielliere amico di Coco Chanel e Salvator Dalì. Così la ricorda nelle sue memorie: «La villa è sempre lì, grazie a Dio, la cara vecchia casa con i balconi e le due terrazze, cotta dal sole, stanca sotto il peso della buganvillea che ne ricopre la facciata, ma fieramente eretta in mezzo al suo romantico giardino all’inglese».rocaille-blog-palermo-villa-niscemi-11

La Bella Palermo a Palazzo Pantelleria
Largo Cavalieri di Malta 2

La parte di piano nobile che ha la sua entrata su Largo Cavalieri di Malta, nel 2002 viene acquistata da un appassionato collezionista. Massimo Cazzaniga, classe 1940, raffinato “ricercatore di bellezza” si occupa di restauri sin da quando aveva 16 anni. Mentre si trovava a Palermo, viene attratto da quello che all’epoca si presentava come un appartamento disabitato da diversi anni, adibito a rivendita di tessuti e tende, in evidente stato di abbandono e fortemente modificato dall’aggiunta di soppalchi e murature che ne deturpavano l’architettura originale. Si tratta di circa 1000 metri quadri, con 3 saloni, 5 stanze da letto e un terrazzo, affacciato sul cortile interno del palazzo, dominato dallo storico ficus-magnolioide.

Un appartamento enorme e bellissimo, che Cazzaniga ha prima restaurato per farlo tornare all’antico splendore e poi decorato via via negli anni con le sue collezioni di oggetti, oltre che di libri. Habitué di aste, fiere internazionali, gallerie e mercatini dell’antiquariato, tutto l’appartamento è disseminato da oggetti d’arte e trouvailles di ogni tipo, come quadri, sculture e specchi, ma anche conchiglie, ventagli (è infatti molto vicina la nascita del Museo del Ventaglio ad opera della Fondazione Massimo Cazzaniga), di cui è appassionato collezionista, ricami e cornici, candelabri di marmo del Marocco e lampioni veneziani poggiati su capitelli romanici. Si è pensato anche di dare la possibilità ad ospiti speciali, di soggiornare in questo luogo meraviglioso: nasce così La Bella Palermo, il nome dato all’intero appartamento che si può affittare durante i mesi estivi. Ho dedicato un articolo apposito qui

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Palazzo Montevago
Via Maqueda, 92

Anche l’albergo dove ho alloggiato era in realtà un vecchio palazzo nobiliare: Palazzo Montevago. Ristrutturato completamente dal proprietario, Giovanni Ferrara, oggi l’albergo è ciò che rimane dell’antico palazzo, di origine cinquecentesco, della famiglia Gravina. Oltre alle camere, l’albergo lascia al libero uso degli ospiti gli 8 saloni di rappresentanza affrescati dall’Attanasio, tutti affacciati su via Maqueda. [NON PIU’ IN FUNZIONE]

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Palazzo Cutò
Via Maqueda, 26

Sulla stessa via, più avanti, si trova spesso aperto il portone di Palazzo Cutò. All’interno si intravede un bellissimo cortile, purtroppo molto decadente e usato come parcheggio, dal quale si accede ad una grandiosa scalinata sovrastata dallo stemma della famiglia sul soffitto. Attribuito all’architetto Giovanni del Frago, che lo avrebbe impiantato intorno al 1760, nell’ultima elevazione la scalinata presenta due volute in stucco in formato gigante, di ispirazione rococò francese, ma con un’esagerazione tutta siciliana. La decadenza del palazzo iniziò attorno al 1873 quando, estintosi il ramo dei principi di Cutò, il palazzo di via Maqueda venne acquistato da vari proprietari fino a diventare il condominio che è oggi.rocaille-blog-sicilia-palermo-ex-palazzo-cuto-scalone-76

Archivio di Stato di Palermo alla Gancia
Cortile Gancia, I 

Il luogo simbolo della memoria di Sicilia è l’Archivio di Stato di Palermo alla Gancia (www.archiviodistatodipalermo.it). Situato nell’ex convento di Santa Maria degli Angeli, detto della “Gancia” datato al XV secolo, accoglie il visitatore con gli affreschi della Madonna e dei frati, che ricoprono quel che resta dell’antico porticato. All’interno si trova anche il piccolo oratorio con stucchi del Serpotta, che fu attivo nella chiesa a partire dal 1680.
La meraviglia dell’archivio sono i migliaia di libri catastali, registri, carte, documenti antichi provenienti dalla contabilità del Regno delle Due Sicilie e qui trasferiti a partire dal 1854. Si tratta di una biblioteca inconoscibile, oltre la possibilità umana di comprensione. Molti di questi documenti, mai catalogati, conservano dati necessari per le ricostruzioni di dati storici, ma nella totale mancanza di ordine sono impossibili da consultare. Si arriva così all’assurdo per cui la storia è scritta ma non si può leggere, nella totale vanità di tutto.
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Grazie ad Alberto Straci, guida speciale.

N.B. Le fotografie pubblicate hanno una finalita’ esclusivamente culturale e/o didattica; poiché si tratta di dimore private, i proprietari possono richiederne la rimozione scrivendo a:
info@rocaille.com . 

Palazzo Valguarnera Gangi:
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Palazzo Ajutamicristo:
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Palazzo Conte Federico:

Ho dedicato al palazzo un post che potete leggere qui

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Villa Niscemi:

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La Bella Palermo, Palazzo Pantelleria: 
(più foto e più informazioni nell’articolo dedicato qui)

Palazzo Montevago:
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Palazzo Cutò:rocaille-blog-sicilia-palermo-ex-palazzo-cuto-scalone-71rocaille-blog-sicilia-palermo-ex-palazzo-cuto-scalone-72rocaille-blog-sicilia-palermo-ex-palazzo-cuto-scalone-74rocaille-blog-sicilia-palermo-ex-palazzo-cuto-scalone-73

Archivio di Stato della Gancia:rocaille-blog-sicilia-palermo-archivio-di-stato-gancia-7rocaille-blog-sicilia-palermo-archivio-di-stato-gancia-8rocaille-blog-sicilia-palermo-archivio-di-stato-gancia-12rocaille-blog-sicilia-palermo-archivio-di-stato-gancia-9


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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