Guida Rocaille: Venafro e i suoi dintorni

Le origini romane della città si possono intuire passeggiando per i vicoli del centro antico dove, in alcuni punti, ecco spuntare frammenti di basamenti romani, angoli scolpiti oppure vere e propri effigi. L’antica Venafrum, infatti, era una città importante, conquistata dai romani a suon di guerre contro la popolazione originaria dei sanniti. Sin dal medioevo diventa una delle città più importanti della piccola regione, dopo Campobasso e Isernia, subendo però gli influssi della cultura napoletana. L’assetto urbanistico è molto preciso, scandito da cardo e decumano, e risente dell’influsso architettonico del barocco napoletano. Tutta la scoperta della cittadina consiste in una scalata verso l’alto, in cui il punto più alto è il Castello Pandone.

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Cosa vedere

Il Castello Pandone si trova nel punto più alto della città. A vederlo da fuori è molto irregolare, con un grande bastione alla base, derivante dall’essere stato una fortificazione longobarda. Nel 1443, con gli aragonesi, il castello passò alla famiglia Pandone, che lo ingrandì e trasformò. Il conte Francesco commissionò l’ampliamento del fossato e la costruzione di una braga merlata mentre Enrico, all’inizio del Cinquecento, trasformò la struttura in una vera e propria residenza. Fu lui a far realizzare l’arioso loggiato e il giardino all’italiana. Questo Enrico doveva essere un bell’eccentrico se volle farsi affrescare nelle scuderie del castello i ritratti dei suoi migliori cavalli (1522 – 1527), proprio come fece Federico Gonzaga a Palazzo Te a Mantova, di poco successivi. Ancora oggi i ritratti dei cavalli in grandezza naturale, in numero di ventisei e realizzati in leggero rilievo, decorano tutto il piano nobile e costituiscono un’esclusiva per il castello di Venafro. Tra questi primeggia la sagoma del cavallo San Giorgio, donato da Enrico a Carlo V; accusato di tradimento verso Carlo V, Enrico verrà decapitato nel 1528. 
Nel grande salone ci sono affreschi con festoni di fiori e frutti, evidenti copie di quelli alla Farnesina, segno di un certo aggiornamento artistico; tra le figure dipinte si distingue un cammello, conoscenza nuovissima per l’epoca. Sulle mura vari graffiti lasciano intravedere lo stato di bozza di altri affreschi mai compiuti. Bellissima la loggia all’ultimo piano, con una vista dall’alto su tutta la città, che precede l’entrata al Museo nazionale del Molise, in questa sede dal 2013. La Pinacoteca è ricca di testimonianze artistiche molisane, provenienti dai depositi dei Musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Completa l’allestimento permanente la collezione donata dalla famiglia Musa, consistente nelle stampe fotografiche che sono il risultato del lavoro del fotografo Romeo Musa usate per i suoi lavori di xilografia.

A Venafro ci sono anche palazzi storici più moderni: girando per i vicoli mi è capitato di entrare in un cortile e scoprire un meraviglioso balcone liberty quasi abbandonato e ricoperto di edera ormai seccata. Altri palazzi sono meglio tenuti, è il caso di Palazzo Belmonte Del Prete, a cui ho dedicato un articolo qui, e Palazzo Armieri, che vanta un pregiato ciclo pittorico liberty firmato da Mario Borgoni e un meraviglioso giardino interno (più informazioni qui). 

Sembra una cartolina d’altri tempi la villetta in stile liberty circondata dal laghetto, in fondo al paese. In origine era uno dei tanti mulini presenti in questa zona della città; in seguito fu trasformata in centrale elettrica per poi diventare, nel dopoguerra, un cinema. Nel 2018 è stata completamente ristrutturata e trasformata in un centro polifunzionale. 

Dove dormire

Dimora del Prete, a cui ho dedicato un articolo qui, non è un semplice b&b, ma una dimora storica, guidata dalla passione della sua proprietaria Dorothy. Disposta su tre piani collegati da un grande scalone neoclassico, ha un bellissimo giardino interno e anche una spa privata. Il palazzo offre 7 camere, ognuna con un panorama diverso con vista sui monti del Matese e della valle del Volturno, arredate con mobili d’epoca. 

Dove mangiare

Anche se non è proprio centrale, il luogo migliore in cui mangiare è Cascina Le Noci (Strada Comunale Le Noci – Borgata Le Noci – Fraz. Venafro), una dimora rurale in mezzo al Parco Regionale degli Ulivi. D’inverno le sale interne hanno una bella vista sull’oliveto, d’estate si mangia in giardino. La specialità è la carne, tutta allevata a kilometro zero o altri prodotti provenienti dall’azienda agricola.

Molto bello, ma solo per il luogo, è Il Concio, in un bel palazzo storico che dà su una graziosa piazzetta: la mia esperienza (agosto 2021) non è stata delle migliori e aldilà della bella posizione non consiglierei di fermarsi.

Dintorni

Castel San Vincenzo è un piccolissimo centro di origine medievale, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. E’ famoso per l’antico monastero benedettino di San Vincenzo al Volturno, uno dei più importanti del medioevo. Oggi rimane la chiesa e gli archi in pietra, ma si possono ammirare in particolare gli affreschi della Cripta di Epifanio, tra i più importanti esempi di pittura altomedievale europea (da prenotare in anticipo). Anche il borgo è molto bello: adagiato su un costone di roccia a oltre 700 metri d’altezza, ha lo sguardo puntato sul lago omonimo, uno specchio d’acqua artificiale, creato negli anni ’50, circondato da boschi in cui si specchiano le vette delle Mainarde. 

Sulla strada che collega Venafro e Isernia noterete una chiesa a dir poco inusuale: un chiesa gotica come ne possiamo vedere in nord Europa (immaginate quando nevica). Si tratta del Santuario di Castelpetroso, dedicato a Maria Addolorata che qui apparve nel 1888. La popolazione si impegnò con la raccolta dei fondi necessari per la costruzione del santuario, che venne consacrato nel 1975.

Per pura curiosità sono arrivata anche a Sant’Angelo in grotte, un paesino con poco meno di 200 abitanti, per vedere la Grotta di San Michele Arcangelo. Il Paese ha lontane origini longobarde, ai quali era caro l’Arcangelo Michele sotto forma di eroe. La grotta, riedificata ed ampliata nel 1890 sulle vestigia dell’antica, è venerata sin dall’800 d.C ed è posta sulla direttrice che collega Monte Sant’Angelo al Gargano, Sant’Angelo in Grotte, Sant’Angelo in Toscana e Mont Saint Michel in Francia.

VENAFRO:

Castello Pandone:

CASTEL SAN VINCENZO:

SANTUARIO CASTELPETROSO:

GROTTA DI SAN MICHELE:


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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