Villa del Balbianello, Lago di Como

Dove: Via Guido Monzino, 1, 22016 Tremezzina (CO)
Orari: mart, giov e ven 10.30 – 18.30; sab, dom e festivi 10.30 – 19.30. (Apertura solo mesi primaverili e estivi)
Sitowww.fondoambiente.it
Da sapere: da Lenno, la villa si può raggiungere o con taxi-boat o a piedi, con una passeggiata panoramica di 20 minuti, per lo più in salita, attraverso il bosco. Si può anche fare un percorso più lungo di trekking che attraversa interamente il bosco. Consiglio di andarci in aprile per godere della spettacolare fioritura del glicine.
Bigliettiwww.musement.com

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La Villa del Balbianello occupa l’estrema punta del Dosso di Lavedo e si affaccia sulla sponda occidentale del lago di Como, in una delle posizioni più suggestive. Con le sue varie strutture si estende su sei piani: oltre alla Villa ci sono anche la Loggia, la Casa del Custode, la Ghiacciaia, la Casa Bosco, la Serra e l’esteso parco-giardino.

La storia della villa

La storia della villa inizia alla fine del ‘700, quando fu costruita dal cardinale Angelo Maria Durini su un preesistente monastero francescano. Durini possedeva già la vicina villa del Balbiano, ma voleva costruire un ritiro di delizia e di svago letterario. Riuscì ad acquistare la penisola chiamata Dosso di Lavedo, dove fece erigere un edificio sulla punta estrema, in cui già sorgeva un piccolo oratorio con convento dedicato a S. Giovanni. Col tempo, questo nuovo edificio prese ad essere indicato col nome di Balbianello, in riferimento alle più ridotte dimensioni rispetto al Balbiano. Al Durini si deve la costruzione dell’elegante loggiato, affiancato da due saloni, una biblioteca e la sala della musica. La loggia è il punto più panoramico della villa e qui il cardinale amava dare ricevimenti per amici, artisti e letterati.

Alla morte del cardinale, dopo alcuni passaggi di proprietà, nel 1796 la villa passò in eredità al nipote Luigi Porro Lambertenghi, patriota e forse massone, che ebbe come precettore dei suoi figli Silvio Pellico. Poi fu la volta degli Arconati Visconti: prima Giuseppe e sua moglie Costanza Anna Luisa Trotti Arconati, donna intelligente e colta che ospitò nel suo salotto anche Giovanni Berchet, Giuseppe Giusti e Alessandro Manzoni, e poi loro figlio Gianmartino, che apportò miglioramenti al giardino, costruendo la balaustra in pietra.
La villa divenne un imperdibile luogo di visita per coloro che passavano nella zona, la visitarono infatti il primo ministro francese Gambetta e artisti come il pittore Arnold Böcklin. Successivamente fu ceduta al barone bavarese Hermann Hartlaub e poi, nel 1919, all’ufficiale statunitense Butler Ames e infine, nel 1974, al conte Guido Monzino, che restaurò l’edificio, arricchì le sale della villa con mobili inglesi e francesi. Monzino fu l’ultimo proprietario della villa, vi collocò le sue numerose collezioni d’arte, l’importante biblioteca, i cimeli e i ricordi delle proprie spedizioni che sono tutt’oggi ancora conservati.  

Guido Monzino

Guido Monzino (Milano 1928 –  1988) è un personaggio avventuroso che sembra essere uscito da un racconto di Emilio Salgari o di Jules Verne. Non ha nulla a che fare con l’ambiente alto borghese in cui nasce e dedica la sua vita all’esplorazione della natura, spinto dalla voglia di realizzare imprese impossibili, in sfida continua con i limiti naturali ma sempre nel rispetto della sacralità dei luoghi, che studiava alla perfezione prima di compiere qualsiasi impresa. 

Nasceva da una famiglia molto ricca: suo padre Franco era il fondatore dei grandi magazzini Standa, e sua madre, Matilde Alì d’Andrea-Peirce, era una nobildonna siciliana. Divenne subito direttore generale dell’azienda del padre, ma sviluppò una passione viscerale per la montagna: in seguito a una scommessa salì il Cervino, accompagnato dal celebre alpinista Achille Compagnoni. Da quel momento si dedica all’alpinismo e alle esplorazioni e il suo principale scopo di vita divenne inserirsi nel filone delle grandi spedizioni esplorative che, a cavallo fra il XIX e il XX secolo, erano state organizzate da colui che fu sempre il suo modello ideale, il duca degli Abruzzi.

Fece 21 spedizioni in tutto il mondo, non solo sulle vette montuose, ma anche nei deserti, nelle foreste e nelle regioni polari, che poi raccontò in vari libri. In Grandes Murailles (Milano 1957) racconta della sua unica grande impresa compiuta sulle AlpiItalia in Patagonia (Milano 1958) racconta la spedizione sulle Ande cilene, in occasione della quale Monzino inaugurò quel coinvolgimento di collaboratori locali affiancati alle guide di Valtournenche che divenne un tratto caratteristico delle sue imprese. In Kanjut Sar (Milano 1961) parla dell’impresa sul Karakorum, sulle orme dell’amato duca degli Abruzzi; fece una decina di spedizioni in Groenlandia, la terra che, come scrisse in Spedizioni d’alpinismo in Groenlandia (Milano 1966), “lascia davvero un male o una malia forse ancora più penetrante dell’Africa stessa, certamente duratura, forse leggermente angosciosa”.

Grazie ad una organizzazione perfetta, scoprì zone sconosciute, salì cime vergini e, nel 1962, con due distinte spedizioni, Monzino toccò il 72° e successivamente il 77° parallelo, compiendo fra l’altro la prima ascensione della parete sud del Pollice del Diavolo. Realizzò la prima e fino ad oggi unica impresa che ha raggiunto il Polo Nord con slitte trainate da cani e con equipaggiamento originale confezionato dagli eschimesi di Qaanaaq nel 1971, in mostra in una delle stanze della villa. Fu la prima volta che la bandiera italiana venne issata al Polo Nord, dopo che il duca degli Abruzzi, il 25 aprile 1900, aveva raggiunto gli 86° 43’ nord. La sua ultima impresa fu quella all’Everest, raccontata in La spedizione italiana all’Everest 1973 (Verona 1976): «l’intento è quello di portare il tricolore sulla più alta montagna del mondo, per concorrere sul piano internazionale ad un’affermazione di prestigio per la patria».

Alla soglia dei 50 anni decise quindi di ritirarsi acquistando questa villa, che divenne il centro dei suoi studi geografici ed esplorativi. Tra le sue iniziative ci fu anche una donazione di una tenuta al Governo cileno per l’ampliamento del Parco del Cerro Paine e la realizzazione del Rifugio Monzino per le guide di Courmayeur.
Quando morì sessantenne nel 1988, proprio come il duca degli Abruzzi, volle essere sepolto con la testa rivolta a nord nell’antica ghiacciaia della villa, che donò, non avendo eredi, al Fondo italiano per l’ambiente (FAI).

Oggi

La villa è oggi gestita dal FAI, che ne gestisce le visite al pubblico, ed è disponibile per eventi. Nel corso del ‘900 è stata location cinematografica di varie pellicole italiane e internazionali: Piccolo mondo antico di Mario Soldati (1940), La Certosa di Parma di Christian-Jaque (1946), Jackpot di Mario Orfini (1992), Un mese al lago di John Irvin (1995), Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni di George Lucas (2002) e infine Casino Royale di Martin Campbell (2006).

Fonti:
FAI 
Treccani 
Lombardia Beni Culturali 

 

LA SERRA

E’ il primo edificio che si incontra entrando via terra. Quella che un tempo serviva da serra, oggi è stata adibita a caffè da cui si gode una meravigliosa vista sul lago. All’interno viene proiettato un video che racconta la storia di Guido Monzino. 

IL GIARDINO

Lo spazio che la rocciosa penisola offriva alle ambizioni del cardinal Durini era molto angusto e non fu possibile realizzarvi un giardino all’italiana, né creare un giardino all’inglese. Il giardino del Balbianello è dunque una cosa a sé dove tutto è in funzione del lago e delle sue coste e dove nulla sembra distogliere dalla visione dell’acqua.
Oggi è perfettamente curato e organizzato in numerose siepi di lauro e di bosso che delimitano con geometrica precisione zone e tappeti erbosi. Numerose sono le specie botaniche tra cui grandi platani potati “a candelabro”, che si alternano tra le statue per i viali. Sparsi nel parco vi sono anche esemplari di lecci, canfore, magnolie e cipressi, oltre a cespugli di azalee e rododendri e enormi piante di glicine che, durante la fioritura, cadono sul lago.

LA LOGGIA

La loggia che il cardinal Durini volle edificare appena sopra la casa è la vera invenzione architettonica del Balbianello: allineata con la penisola, consente di ammirare contemporaneamente gli opposti paesaggi della Tremezzina e dell’isola Comacina. Due soli ambienti simmetrici affiancano il triplo fornice: la biblioteca e la stanza della musica, oggi cartografo; qui trascorreva il suo tempo Giuseppe Parini, che al cardinale dedicò l’ode La gratitudine.
La sala del cartografo custodisce una serie completa di mappe e di carte geografiche, alcune delle quali appartenute a Guido Monzino. Nell’adiacente locale della biblioteca, invece, gli oltre quattromila volumi raccolti dal Monzino compongono una delle più complete e preziose collezioni dedicate alle spedizioni alpinistiche e polari.

IL MUSEO DELLE SPEDIZIONI

Il museo delle spedizioni raccoglie oggetti rari come la collezione di arte primitiva (con esemplari africani, precolombiani, egizi, arcadici e inuit), di carte geografiche, stampe ottocentesche con vedute del Lario, libri, tappeti e rari dipinti su vetro del XVIII secolo.

Il piano superiore è riservato all’esposizione dei cimeli e dei ricordi delle più ardue imprese di Guido Monzino. Oltre alle fotografie, alle bandiere e alle onorificenze conseguite, vi è conservata una delle otto slitte trainate da cani con cui il conte raggiunse, nel 1971, il Polo Nord. 

LA DARSENA

Il porticciolo ricavato tra le rocce accoglie i visitatori in arrivo dal lago reca il motto “Fay ce que vouldras” (Fa’ ciò che vuoi), a memoria del monito del Cardinal Durini che a fine Settecento volle realizzare in questo angolo lacustre un ritiro di delizia e di svago letterario.

LA VILLA

La residenza ultima di Guido Monzino conserva ancora la facciata con i due campanili dell’antica chiesa appartenente al preesistente monastero francescano e affaccia su uno stupendo spiazzo panoramico, ombreggiato da alberi secolari e cinto da una balaustra in pietra, da cui poi si scende al portico aperto sul porticciolo. 

La Ghiacciaia

La tomba di Guido Monzino.


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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