Palazzo Cozza-Caposavi: il VesConte di Bolsena

Dove: Piazza S. Rocco, 12, 01023 Bolsena VT
Contatti: www.vesconteresidenza.com

La placida e lacustre cittadina di Bolsena, famosa per le sue pompose ortensie, cela nel suo centro più antico un meraviglioso palazzo. Oggi chiamato VesConte, la dimora è aperta alle visite di chiunque voglia ammirarla e vive in connubio con la città di cui ne è massima espressione di bellezza e importante memoria storica. A guidare questo baluardo di resistenza ci sono il giovane Francesco Cozza Caposavi e suo padre Lorenzo. 

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La storia

Nel ‘500 tutto il territorio del viterbese era sotto la diretta influenza dei Farnese, a cui si deve la costruzione di importanti palazzi come Villa Lante a Bagnaia e Villa Farnese a Caprarola. Il palazzo Cozza Caposavi fu eretto intorno al 1561 per volere del Cardinale Tiberio Crispo, governatore dello stato pontificio a Bolsena, figlio di Silvia Ruffini, una vedova che diventò concubina di Alessandro Farnese, il futuro Papa Paolo III.

Dopo l’allontanamento del cardinale da Bolsena, il Palazzo fu diviso tra le famiglie Cozza e Caposavi e così rimase fino al 18esimo secolo, quando le due famiglie si unirono in matrimonio, riunificando i palazzi nell’originaria forma pensata dal Crispo. L’abitazione rimase così unita sino agli anni ’30 del 900, quando Nicola Cozza cedette la parte prospicente alla Rocca a Rodolfo del Drago, dividendo nuovamente in due gli edifici. 

Il palazzo non era la sede principale della famiglia, bensì il centro nevralgico dell’amministrazione agricola e dei possedimenti tra Orvieto e Bolsena. Nonostante l’influenza e il potere che la famiglia esercitò per circa 500 anni sulla città, esprimendo figure di primo ordine nell’amministrazione della stessa, come riporta il Guidotti nei suoi scritti “ la famiglia dei conti Cozza Caposavi non ebbe mai velleità feudali sul territorio”. Infatti la donazione di Francesco Cozza alla comunità di Bolsena di circa 700 ettari di terreno, avvenne prima della riforma agraria, consentendo ai bolsenesi di alleviare le privazioni dei due conflitti mondiali.

Bolsena, luogo di passaggio 

Il VesConte, un b&b moderno

Nel 2014 il proprietario Lorenzo Cozza Caposavi, insieme a suo figlio Francesco, ebbe l’idea di affittare due stanze ad uso di bed and breakfast quasi per gioco. Lo scopo era quello di trovare una destinazione d’uso alla dimora aristocratica di duemila metri quadrati. Con gli anni il b&b è cresciuto e oggi sono aperte all’ospitalità 15 camere, arredate ognuna diversamente dall’altra. All’interno si trovano arredi e accessori dal Settecento al Novecento, tanto da compiere un vero e proprio tuffo nel passato, dormendo nel letto del vecchio Conte di Bolsena oppure ammirando le incisioni originali di Antonio Canova, passeggiando tra gli affreschi e su autentici pavimenti del Cinquecento.

L’idea vincente è stata quella di integrare la modernità e la tecnologia, come il wifi o il condizionatore, scelte non sempre semplici da attuare in una dimora storica in cui i muri sono molto spessi. Ne viene fuori un meraviglioso luogo dell’abitare, non un hotel non un museo, ma una residenza speciale, tanto da meritare la classifica “Forbes” 2019 dei 19 migliori nuovi alberghi al mondo. 

Il punto vincente è la scelta dei prezzi, volutamente tenuti accessibili: le tariffe variano da 70 a 120 euro a notte. Come dice Francesco, infatti “Per la maggior parte delle persone, lussuoso è sinonimo di costoso, prezioso, esagerato. Lussuoso è aprire una bottiglia di champagne o magari vivere un’esperienza per pochi. Dal mio punto di vista, invece, può essere lussuoso il soggiorno in una capanna oppure il fatto di sentirsi bene in un luogo comune. Per questo motivo, nella nostra struttura, non abbiamo puntato sul lusso inteso in maniera materiale, ma piuttosto su quello emozionale, storico, culturale e spirituale” [1]

Grazie a Francesco Cozza Caposavi per la sua disponibilità e gentilezza. 

SALOTTO DEI CABREI:

Il salotto si chiama così per i Cabrei appesi alle pareti, ossia le carte topografiche dove sono state elencate e disegnate le proprietà agricole della famiglia Cozza-Caposavi in un censimento dei primi dell’800. Esposti sotto vetrina ci sono alcuni documenti della famiglia e libri moderni di arredamento. 

SALA DA PRANZO DELLA BATTAGLIA DI AUSTERLITZ:

La sala è arredata con delle particolari carte dipinte di inizio ‘800, della manifattura parigina Zuber, opere che provengono da una villa Bonaparte. Luciano Bonaparte infatti, fratello di Napoleone, era principe di Canino, un paesino del viterbese ove tutt’ora è sepolto. Sopra al camino, lo stemma Cozza inquartato in quello Caposavi.

SALOTTO DEGLI ANTENATI:

Sulle pareti si trovano i ritratti di alcuni membri della famiglia che hanno abitato il palazzo nell’arco dei secoli; intorno alcune specchiere e console veneziane del ‘700. 

SALOTTO DEL CARDINAL CATERINI:

Nelle librerie, presenti in questa e nel prossimo salotto, sono raccolte alcune rare edizioni degli ultimi cinque secoli, dall’Enciclopedie di Diderot e D’Alambert, al primo vocabolario dell lingua italiana.

LIBRERIA DELLE PIANTE:

Nel XVIII secolo avvenne una ristrutturazione generale ad opera degli Archetti Prada e De Dominicis .I disegni dei progetti, recentemente rinvenuti negli archivi di famiglia, sono stati appesi alle pareti e mostrano sezioni architettoniche ad opera dei maestri che realizzarono la ristrutturazione, mostrando  persino dettagli curiosi quali la scala segreta.

Nelle librerie sono presenti alcuni libri di viaggi, sul territorio, sull’araldica italiana ed europea e alcune curiosità tra cui alcune prime edizioni di letterati italiani quali il futurista Marinetti, Giovanni Verga, Il Prati, Gabriele d’Annunzio.

ENTRATA NEL PIANO NOBILE:

GALLERIA BLU:

La galleria blu è forse l’ambiente più autentico dell’edificio ed è rimasta esattamente uguale a com’era circa 300 anni fa.
Le pareti hanno dipinte alcune vedute idilliache e bucoliche del lago di Bolsena e del fiume Marta e dei mezzo-fresco settecenteschi contorniati da grottesche e trionfi di nature morte.

Durante l’occupazione tedesca, in questa sala fu allestita una cucina, nella prima parete a destra si vedono ancora le bruciature sul muro della stufa, con il bocchettone della stessa tuttora presente in alto. Sempre qui furono accolti gli sfollati del dopoguerra, sulle pareti si notano ancora i chiodi che reggevano le tende.

SALA DA PRANZO TUPINI:

La sala conserva una decorazione originale dei primi dell’ottocento a fasce dipinte. Alle pareti è stato appeso un servizio della manifattura Tupini, che veniva utilizzato quotidianamente dalla famiglia e rappresenta scorci di rovine della campagna romana.

Di particolare interesse sono i bicchieri, di finissimo vetro soffiato, originali di fine settecento con le cifre della famiglia e la corona di comitale.

CAPPELLA GENTILIZIA:

La cappella è un piccolo oratorio privato ove tutt’ora si celebra messa in alcune occasioni dell’anno.

Sopra l’altare, al centro, vi è una tela settecentesca della Maria sette dolori, o sette spade, protettrice del Palazzo.

SALOTTO DEL TEMPESTA:

I decori in prospettiva ci catapultano in una loggia immaginaria, contornata da una boschereccia ove si inseriscono richiami alla grandiosità dell’impero romano: i medaglioni raffigurano i sette re di Roma, mentre le 12 tele inserite rappresentano i 12 Cesari, ossia i 12 imperatori romani. Le opere sono attribuite ad Antonio Tempesta, che come tramanda la tradizione orale di casa, alla fine del 16esimo secolo, mentre affrescava alcuni ambienti della vicina Villa Lante a Bagnaia, venne incaricato dalla famiglia per la realizzazione di queste tele.

SALA DA PRANZO DELLE MARINE:

Così chiamata perché presenta alle pareti tele e carte dipinte di marine del sud Italia. Era una sala utilizzata prettamente d’inverno, dove il grande camino stemperava i freddi inverni. Sulla tavola un esempio di apparecchiatura per la prima colazione, con un servizio di piatti Ginori realizzato appositamente per la famiglia.

SALOTTO DEL CAMINETTO:

In questa sala sono esposte alcune opere di importanti artisti italiani.
Le due sanguigne ai lati del camino, sono attribuite ad Annibale Carracci: sono i cartoni preparatori degli affreschi di palazzo farnese a Roma, l’attuale ambasciata Francese. 
Sul camino, un capriccio architettonico della scuola romana settecentesca e in alto due chine di Antonio Tempesta: sono due prove mostrate alla committenza per la realizzazione dei dodici cesari del salone precedente.
Sulla console veneziana del ‘700 due grisaglie ad opera di un allievo di Raffaello, Baldassarre Peruzzi.

SALOTTO CINESE:

Tra la fine del settecento e il 19esimo secolo, era in voga raccogliere in un salotto ricordi e oggetti di viaggi lontani. Questo era il salotto di ispirazione orientaleggiante: gli elementi presenti, prevalentemente della dinastia Qing, hanno tutti una loro originale provenienza. I pannelli lignei raccontano una favola naturalistica; i vasi in legno provengono dalla Villa Chigi di Castel Gandolfo ed erano utilizzati per le spezie. Sono infatti composti di vari strati sovrapposti l’uno sull’altro. Al centro, tra due di essi, la doppia “C” di Cozza Caposavi con tema “cinesizzante”, proveniente da un antico cancello di una villa di famiglia. 

L’antica ortensia ha più di cento anni ed è uno dei simboli della città di Bolsena: negli anni ’90, un membro della famiglia, ideò insieme al consorzio turistico dell’epoca la prima festa delle ortensie, tutt’ora celebrata ogni anno nel mese di giugno.

CAMERA DELL’ARAZZO:

ALCUNE CAMERE:

L’ENTRATA:


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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1 Commento a “Palazzo Cozza-Caposavi: il VesConte di Bolsena”

  • Massimo Dal Corso

    Bg
    In primo luogo chiediamo se la casa museo / “gioiello” sia visitabile.
    Mia moglie (restauratrice di mobili antichi e cornici – anche con foglia d’oro, solo con tecniche artigianali e prodotto naturali, solo per se stessa per passione) ed io (maresciallo dei carabinieri in servizio 3313687143) siamo amanti del “bello”.
    In secondo luogo chiedo di poter conferire privatamente.

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