Il castello di Balthus a Montecalvello

Balthus fu uno dei più grandi pittori figurativi del Novecento, un personaggio a tratti misterioso, solitario, fuori dal tempo sebbene contemporaneo, che scelse pochi temi: le adolescenti, i gatti, i ritratti. Esponente di quella categoria in via di estinzione che sono i pittori di figure intese come immerse in uno spazio solido e i cui i soggetti sono sogni personali, ma non surreali, fu definito da Fellini, che divenne suo amico durante il soggiorno romano, “un signore del Rinascimento”.

Con la sua arte non punta a dimostrare come deve essere l’arte in questo momento, ma a come deve essere l’arte eterna: “Io sono figlio di molti secoli. Non di questo. Non ho niente a che fare con questo secolo. Sono fuori. Sono di un altro mondo. Certo, se guardo il paesaggio italiano, quello umbro, toscano o di Montecalvello dove ho una grande casa, sono figlio di quel paesaggio che ha un’età che supera il secolo, perché è lì da sempre. Lo avranno sistemato meglio i contadini italiani, ma è sempre stato lì, con quelle ondulazioni, colline, dirupi, montagne, lontane o vicine. Io sono figlio di tutto quello che mi piace“.  

Questa ed altre citazioni sono tratte da Memorie, Balthus, Abscondita e da Lettere e interviste, Balthus, Abscondita. Altre informazioni sono tratte da Balthus, Montecalvello e altri silenzi. Conversazione con Stanislas Klossowski de Rola, di Giovanni Giannone, Stanislas Klossowski De Rola – Caracol – 2017

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La storia del luogo

Tra le silenziose vallate della Teverina, lontano dallo scorrere del tempo e dalla modernità, giace Montecalvello. Le origini del castello pare siano molto antiche: fu costruito tra il 774 ed il 776 su ordine del re longobardo Desiderio, ma non ci sono notizie certe. Le prime testimonianze storiche risalgono alla prima metà del Duecento, quando il castello risulta sotto la potestà della famiglia viterbese ghibellina dei Calvelli, da cui deriva l’attuale toponimo. 

Venne poi la signoria dei Monaldeschi del ramo del Cane, che già agli inizi del 1400 e nel secolo successivo attuarono la trasformazione da fortezza a palazzo signorile, con la realizzazione di splendidi affreschi che tutt’oggi si possono ammirare. Nel 1637 papa Urbano VIII confisca per debiti agli eredi di Paolo Monaldeschi le proprietà e le affida alla “Congregazione dei Baroni” e nel 1644 li acquista il marchese Marcello Raimondi. Dieci anni dopo la Congregazione mette all’asta i castelli che vengono venduti a Donna Olimpia Pamphili, la potente cognata del papa Innocenzo X. 

Il castello racchiude un vero e proprio borgo: entrati nel portale si arriva alla piazzetta pensile con una fontana al centro, un villaggio del XVI secolo pervenutoci praticamente intatto. La facciata del castello ci appare con tutti i segni dei secoli, il cortile si affaccia su un intricato bosco, la cosiddetta “Macchia di Piantorena”, dove un tempo sorgeva il villaggio etrusco-romano di Torena. Dal lato opposto del borghetto, invece, un piccolo giardino su cui svetta una torre permette di godere una vista molto più ampia verso il Tevere, con i querceti che in basso lasciano il posto ad ordinati campi coltivati. 

Il castello di Balthus 

Questo luogo colpì particolarmente il pittore Balthus quando lo visitò per la prima volta, al seguito del Principe Giovanni del Drago, negli anni ’60. Il pittore si trovava in Italia perché nel 1961 André Malraux, l’allora ministro della cultura francese, lo aveva nominato direttore dell’Accademia di Francia a Roma, che ha sede a Villa Medici. Balthus, che vivrà Roma fino al 1977, aveva già visitato 65 residenze in tutta Italia in cerca di una dimora dove risiedere dopo la fine del suo incarico. Quando nel 1970 comprò il castello lo trovò abbandonato, gestito da alcuni custodi che lo utilizzavano come fienile, l’abbandono però l’aveva salvato da aggiunte posticce e lavori moderni, come ad esempio l’impianto per l’energia elettrica. 

Balthus dedica al castello la stessa attenzione e lo stesso lavoro che aveva dedicato a Villa Medici: restaurò con amore la struttura e sperimentò le stesse tecniche originali nel recupero degli intonaci che aveva applicato con successo all’Accademia di Francia. Il principio che guida il suo restauro è il rispetto, non aggiunge nulla, ma cura ciò che è rovinato nel tentativo di riprodurre l’atmosfera del tempo. Gli ambienti sono semplici e scarni, nessun quadro alle pareti, pochi mobili d’epoca trovati in Italia o in Francia, un po’ ovunque si vedono le sue famose lampade, fatte di ferro battuto, materiale grezzo che lui rende elegantissimo. Domina la luce, prima protagonista, che inonda le stanze senza incontrare ostacoli. “Da tutte le finestre di Montecalvello è un quadro quello che si offre al nostro sguardo. Un quadro o una preghiera sono la stessa cosa: un’innocenza finalmente raggiunta, un tempo strappato al disastro del tempo che passa. Un’immortalità catturata”

Al piano nobile si trova il Salone di Giove con la bellissima loggia affrescata e le camere da letto più sontuose: gli affreschi, databili alla fine del ‘500, sono di autore sconosciuto ma si è parlato di Bartholomäus Spranger, all’epoca impegnato nei cantieri di Caprarola e potrebbero celare simbologie alchemiche. Nell’ala nuova ci sono gli appartamenti del figlio Stanislas (Stash), che ha aggiunto numerosi oggetti di gusto orientale, scelti insieme a sua moglie Tan.
Al secondo piano si trovano gli appartamenti dell’altro figlio Thaddeus (Thadée): provengono da Loulou de la Falaise, moglie di Thadée, la toletta veneziana a forma di conchiglia.
All’ultimo piano si trova lo studio del pittore, un grande ambiente vuoto con una piccola finestra da cui ammirava il paesaggio. Ci sono ancora il cavalletto e il tavolo con i suoi colori, le terre, l’olio di lino, i pennelli e un pigmento di rosso cinabro avvolto nella pagine del Messaggero datato 30 luglio 1973. “L’atelier è il luogo del lavoro e anche della fatica. Il luogo del mestiere. Nella mia attività è essenziale. E’ lì che mi raccolgo, come in un luogo di illuminazione.”  

Il castello non ha opere di Balthus, ci sono solo le illustrazioni per il romanzo Cime Tempestose, con la dedica a Loulou e Thadée. Però questo paesaggio gli è fonte di ispirazione per molti dipinti, in particolare riproduce quella torre, in cima a una vallata solcata dai calanchi, con due piccole figure sulla destra che da una terrazza ammirano il paesaggio: “Davanti a loro – scrive Giorgio Soavi – c’è quella collina che sembra spuntata nel momento in cui Balthus ha deciso di dipingerla (…) Il paesaggio laziale di Montecalvello riflette il legame che Balthus stabilisce nei paesaggi di questo periodo tra l’influenza della pittura orientale e la pittura italiana del ‘300. Balthus segue il modello della pittura cinese nell’organizzazione dello spazio tramite l’opposizione del pieno e del vuoto e la montagna raffigurata si distingue e svetta nel paesaggio velato dalla nebbia. I tratti netti che disegnano le rocce sul fianco di Montecalvello evocano quelle affrescate da Giotto a Padova nel ‘300″

Balthus, Montecalvello, 1979

Balthus, un pittore antico

Balthazar Klossowski de Rola era nato a Parigi nel 1908, ma era di origine polacca e proveniva da una famiglia nobile, molto colta. Suo padre Erich era uno storico dell’arte, sua madre Elisabeth Dorothea Spiro, era una pittrice col nome d’arte di Baladine. Balthus e suo fratello Pierre, che diventerà uno scrittore, ebbero un’infanzia dorata, crebbero insieme ad artisti e scrittori che assiduamente frequentavano il salotto di famiglia come André Gide, Maurice Denis e Pierre Bonnard, Rainer Maria Rilke, Wilhem Uhde, Julius Meir-Graefe e Eugene Spiro, parente di Baladine. La guerra determinò la fine di questo periodo idilliaco: tutti i beni della famiglia vennero confiscati e poco dopo i genitori si separarono, i piccoli Klossowski si trasferirono in Svizzera.

Baladine si lega sentimentalmente al poeta Rilke, che tantissima influenza avrà nell’educazione artistica di Balthus, il quale inizia a disegnare e dipingere. Più che nelle accademie si forma grazie all’esercizio delle copie di grandi pittori del passato, come Delacroix, Poussin o Piero della Francesca, da cui rimane folgorato durante un viaggio in Italia. La sua pittura è completamente diversa da tutte le grandi correnti a lui coeve, tutte surrealiste o astrattiste. Picasso, che andava a trovarlo spesso nel suo studio parigino, gli dirà: sei l’unico che non vuole imitarmi. Le sue prime opere La finestra, La toilette di Cathy, La lezione di chitarra raffigurano giovani ragazze in pose enigmatiche, con adolescenti nude o vestite, quasi spiate dall’artista mentre leggono, dormono, sognano, Alcune fanno scandalo perché giudicate in pose troppo audaci. Ne viene fuori una pittura intellettuale, aristocratica, letteraria, dai colori lattiginosi. Col tempo la sua fama cresce fino alla nomina a direttore di Villa Medici nel 1961. 

Con Antoinette de Watteville, suo primo amore che conosce da bambino e che sposerà molto dopo, ebbe due figli: Stash (1942) e Thadée (1944); nel 1962 durante un viaggio in Giappone conosce Setsuko Ideta, che poi sposerà e dalla quale ha due figli: Fumio, morto dopo appena due anni e Harumi, nel 1973. Alla fine dell’incarico all’Accademia lascia Roma e si trasferisce in Svizzera, scegliendo come dimora uno chalet del Settecento a Rossinière, nel Pays d’Enhaut. Qui con sua moglie Setsuko, anche lei pittrice, e la figlia Harumi continua a dipingere, scrive le sue memorie e si interessa alla fotografia, realizzando una serie di polaroids, esposte postume alla Gagosian. I fotografi e amici Henri Cartier-Bresson e Martine Franck (sua moglie) ritrassero entrambi l’artista con la moglie e la figlia nel loro chalet di Rossinière nel 1999. Balthus muore nel 2001; dal 1998 sua moglie dirige la Fondazione Balthus

Il castello oggi

Dopo che Balthus si trasferì in Svizzera tornò pochissime volte a Montecalvello, ma volle che i figli se ne prendessero cura. All’inizio era soprattutto Thadée a viverci, poi dal 2001 anche Stash iniziò a tornarci spesso, soprattutto durante i mesi estivi. I due fratelli si distinguono per una certa eccentrica eleganza, oltre che per le loro attività nel campo dell’arte, della moda e della musica.

Stanislas fece parte dello scenario artistico e musicale degli anni ’60 e ’70, era molto amico di Brian Jones, Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan e ci sono molte foto di lui giovanissimo con loro in giro per il mondo. Diventa amico dei Love, assiste a concerti privati di Yardbirds, James Brown e Dylan; è amico di Marianne Faithfull, Nico, Anita Pallenberg. In Italia divenne famoso per la love story con Romina Power. Nel 1959 fu notato anche da Luchino Visconti, che lo introduce a Federico Fellini e con il regista partecipò alla Tredicesima Mostra del Cinema di Cannes. Si è sempre interessato all’esoterismo e all’alchimia e ha pubblicato due libri a riguardo: Alchemy the Secret Art (1974); Alchimia. Dall’esperienza all’occulto (1988). Secondo i suoi studi tutto il Castello di Montecalvello sarebbe una dimora filosofale in cui le decorazioni bellissime, che sembrano solo elementi decorativi, sono di fatto simboli esoterici e ogni dettaglio avrebbe un significato più profondo.

Stash, Anita Pallenberg, Edith Sedgwick, Andy Warhol 

Il Principe Stash oggi a Montecalvello

Thadée nel 1977 sposa Loulou de La Falaise, musa di Yves Saint Laurent. Dice di lei “era una piccola hippie molto graziosa, molto tutto, anche un po’ schoccante… era scatenata ma al contempo rassicurante per il suo coté di ragazza di buona famiglia”. Dalla loro unione nacque la figlia Anna Klossowski de Rola. Oltre ad essere il responsabile dei sei volumi dell’opera completa di Georges Bataille (edizioni Gallimard) ha curato, insieme al fratello Stash, la pubblicazione delle lettere dei suoi genitori (Balthus, Correspondance amoureuse avec Antoinette de Watteville, Buchet-Chastel). Nel 2013 ha pubblicato il suo primo libro Vie Rêvée, a metà tra un’autobiografia e un memoir sull’alta società, raccolta di frammenti intimi – quasi come un diario – della vita bohémien che ha condotto dal 1965 al 1977. Nel 2014 eccolo posare raffinatissimo per uno shooting su Purple.

Il castello di Montecalvello è scenario prediletto per molti film e sceneggiati tv storici: nel 2010 è apparso nella serie televisiva per la Rai Preferisco il Paradiso, dedicata alla vita di San Filippo Neri; nel 2015 per il film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti; più recentemente nel 2019 per Netflix Luna Nera; nel 2020 la serie televisiva targata Rai dedicata a Leonardo da Vinci.

Loulou de La Falaise, Yves Saint Laurent e Thadée Klossowski il giorno del matrimonio, 1977

Thadée Klossowski oggi

FONTI E INFO:

Su Montecalvello:
annaritaproperzi.it/eventi/il-castello-di-balthus-a-montecalvello-un-signore-del-rinascimento/
www.movemagazine.it/montecalvello-paesaggio-balthus-viterbo/
www.bibliotecaviterbo.it/biblioteca-e-societa/2018_1-6/piferi.pdf

Per le visite seguite il sito della guida turistica annaritaproperzi.it

L’ultima mostra su Balthus a Roma nel 2016: www.rocaille.it/balthus-in-mostra-a-roma/

Intervista al Principe Stash del 2015, in inglese:

Qui un’intervista in cui parla dei suoi studi https://www.tusciaup.com/il-principe-stanislas-klossowski-il-castello-di-montecalvello-una-dimora-filosofale/120144 

Questo articolo invece parla di Stash come esteta della swinging London https://pizzediliquirizia.com/2020/08/31/stash-de-rola-lesteta-della-swinging-london/ 

Intervista a Thadée Klossowski rilasciata alla Fondazione Balthus nel 2018 in cui parla di un dipinto del padre https://www.youtube.com/watch?v=ho6QQ59VdpE

La storia di Loulou de la Falaise https://www.elle.com/it/moda/a22798772/loulou-de-la-falaise-musa-yves-saint-laurent/

Setsuko Ideta parla di Balthus nel suo studio allo Chalet https://www.youtube.com/watch?v=6MnYnYgJO70

Alcune foto dello Chalet oggi: https://www.ft.com/content/aaa3e0c2-c385-46e3-bfdf-9625a2f830e3

Qui uno dei pochi video di Balthus vivente che ho trovato, il documentario Balthus the Painter del 1997 , directed by Mark Kidel, Produced by Emma Crichton-Miller: https://www.youtube.com/watch?v=FvQO7kP34ho

Sito ufficiale della Fondazione Balthus http://www.fonds-balthus.com/

ESTERNO:

IL PIANO NOBILE:

SECONDO PIANO:

Al centro del fregio affrescato: stemma dei Monaldeschi che il Prof. Crucianelli ha trasformato in stemma dei Rola; il letto a baldacchino fu di Balthus a Villa Medici e fu acquistato dal casato dei Passerini di Cortona. La sedia a forma di conchiglia e il kit cucito appartenevano a Loulou de La Falaise.

LO STUDIO:

 


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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