Topkapi Saray, Istanbul

 

foto: Kubbealtı (detail)

Il Palazzo Topkapi fu la residenza dei sultani ottomani per almeno 400 anni. Un palazzo imperiale che fu costruito subito dopo la conquista di Costantinopoli del 1453 per ordine del Sultano Mehmed II, sulle rovine dell’antico palazzo di epoca bizantina. Il Topkapi restò la principale residenza dei sultani dal regno di Maometto II (1451-81) a quello di Mahmut II (1808-39) quando i sovrani preferirono abitare nei vari palazzi fatti costruire sulle rive del Bosforo, poco prima della caduta dell’Impero. Nel 1924 fu trasformato in un museo e aperto al pubblico.

Turchi, un popolo nomade

E’ la costruzione ottomana meglio conservata al mondo, forse l’unica occasione in cui questo popolo si impegnò a costruire una residenza fissa. Anche la Moschea Blu (Sultan Ahmet Camii) fu una grande prova di architettura per il popolo turco, etnia nomade di origine e per niente abituata alla costruzione di palazzi stabili. Fu costruita infatti proprio di fronte Aya Sofya di cui copiarono in pieno la struttura e le forme, ben 1100 anni dopo.
Anche la struttura del palazzo Topkapi porta i segni del nomadismo: non c’è una sala principale, il palazzo non è che l’aggregazione di più cortili (esattamente 4) che i vari sultani hanno aggiunto nel tempo e nei quali non ci sono stanze ma padiglioni, chioschi (köşkü), piccoli salottini con divani e volte da cui pendono lampadari preziosi, probabile ricordo dei bracieri da campo. E forse è per questo che agli ottomani piacque Istanbul e la scelsero come capitale del loro impero: per il suo essere un luogo al limite, né terra né mare, né Asia né Europa e per la sensazione di instabilità che trasmette, perfetta per un popolo sempre in procinto di partire. Il Topkapi fu residenza preferita per la sua posizione privilegiata, da cui sono visibili il mare di Marmara, il Bosforo, il Corno d’Oro e a volte anche le Isole dei Principi. Ma ancor di più per la sua posizione estrema, sulla punta del Corno d’Oro, dove la sensazione di instabilità è più forte: i piedi a terra e lo sguardo in mare.

Second courtyard:

Della prima corte, chiamata anche Corte dei Giannizzeri, non rimane quasi nulla.
Alla seconda corte si accede attraversando l’Ortakapi che segnava il punto oltre il quale tutti dovevano proseguire a piedi, tranne il sultano. Questa corte era quella adibita alla vita pubblica del palazzo, gli edifici corrono intorno il cortile centrale nel quale venivano organizzate le feste durante l’estate. A destra c’erano le cucine (chiuse al momento della mia visita) che conservano una splendida collezione di porcellane cinesi, vetri e porcellane di Istanbul, pezzi di oreficeria e argenteria da cucina. Nell’edificio a sinistra invece si trova la collezione di armi antiche, arricchite dai bottini di guerra, tasse e doni di altri sovrani; la collezione di orologi, preziosissimi e di tutte le epoche; il Kubbealtı o Stanza del Divano, formato da tre ambienti comunicanti, in cui si svolgevano i consigli dei visir; ed infine l’entrata all’Harem, in cui non era possibile fotografare.

La sola vista dell’Harem vale la visita ad Istanbul. Era un luogo privato e riservato solo alla famiglia del Sultano. Harem infatti significa “cosa vietata, risevata” ed era qui che vivevano la madre, le mogli, le concubine e le schiave del sultano, tutte sotto l’assistenza e la sorveglianza degli eunuchi. Luogo fiabesco e segreto, opulento e ovattato, vi viveva una vera e propria comunità in cui non mancavano invidie e intrighi, spesso anche omicidi.

Kubbealtı

Harem (pictures from google):

Third Courtyard:

Il terzo cortile, così come il quarto, era riservato all’uso privato del sultano e del suo personale entourage: nessuno poteva entrarvi senza il suo permesso. Vi si accede tramite la Porta della Felicità (Bâbüssaâde or Bab-üs Saadet), decorata in stile Rococò nel 1774, sotto il regno di Mustafa III e poi di Mahmud II. Sotto questa porta, durante le feste, veniva collocato il trono di Ismail che il Sultano Selim I aveva sottratto al re di Persia.

Subito dopo si trova, impedendo così la vista sulla terza corte, l’Arz Odasi, un padiglione circondato da un colonnato del XV secolo, ma rimaneggiato alla fine del 1600, che fungeva da sala delle udienze in cui il Sultano riceveva gli ambasciatori. L’interno è rivestito di legni viennesi della seconda metà dell’800 e conserva un trono coperto a baldacchino del 1596 che, insieme al camino in bronzo dorato, è l’unico pezzo sopravvissuto all’incendio avvenuto nel 1856.

Nel terzo cortile si trova anche la biblioteca di Ahmet III; l’Hamman di Selim II in cui oggi sono conservate tappezzerie, caftani e abiti appartenuti a sultani e principi; la raccolta di miniature e ritratti; la Agalar Camii cioè la più vecchia moschea del palazzo; la Sunnet Odasi che è l’edificio in cui si svolgeva la cerimonia della circoncisione dei principi a cui seguiva una grande festa. In questo cortile si trovano anche le collezioni più importanti del palazzo: le sale delle Sacre Reliquie e il Tesoro.

La vista del Tesoro è strabiliante, basti pensare che contiene il quinto diamante più grande al mondo, il famoso Kaşıkçı Elması o diamante del cucchiaio, così chiamato per la sua forma. Oltre a ciò sono visibili gioielli come spille da turbante, anelli con smeraldi e rubini, boracce per l’acqua in cristallo e oro e interi troni in oro o madreperla. Niente di simile ho visto in Occidente, nemmeno in Vaticano.

The Gate of Felicity (Bâbüssaâde or Bab-üs Saadet)

Arz Odasi

Enderûn Library or Library of Sultan Ahmed III

Sunnet Odasi

The Conqueror’s Pavillon (Fatih Köşkü) houses the Imperial Treasury

view from the Imperial Treasury rooms

Forth courtyard:

La quarta corte è anche detta Giardino dei Tulipani, il fiore preferito da Ahmet III. Dove prima c’era un padiglione costruito da un architetto francese, ora c’è un bar con vista sul Bosforo. Il resto è occupato dall’estremo giardino che dà sul Corno d’Oro. Al centro della corte si trova il chiosco di Mustafa Paça o Sofa Köşku, costruito nella seconda metà del 700 in perfetto stile Rococò. Al suo interno c’è un superbo braciere realizzato dal cesellatore francese Duplessis e donato a Mahmut I da Luigi XV nel 1742. Da questo chiosco il sultano poteva vedere tutti gli eventi che si svolgevano in giardino.

Sul lato alto invece si trova una serie di chioschi raggruppati intorno al Baghdad Kiosk (Bağdad Köşkü) costruito da Murad IV per commemorare la presa di Baghdad nel 1638. Gli interni sono l’esempio più perfetto di un’ideale stanza in stile ottomano: le pareti quasi interamente rivestite di ceramiche azzurre di Iznik, le porte e le finestre decorate da legni preziosi e madreperla, divani che corrono intorno le finestre; gli esterni sono ricoperti di marmi colorati. C’è poi un altro chiosco per la circoncisione dei principi (Yazlik Oda) e lo Yerevan Kiosk (Revan Köşkü), quello più in alto e con vista panoramica.

Yerevan Kiosk (Revan Köşkü)

Yerevan Kiosk (indoors)

Baghdad Kiosk (Bağdad Köşkü)

Yazlik Oda (indoors)

Mustafa Paça o Sofa Köşku

gardens of the forth courtyard

Ortakapi

All’esterno del palazzo si trova questa fontana di epoca settecentesca.


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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