La Vergine e la Femme Fatale, mostra a Sesto Fiorentino

Mentre visito la mostra “La Vergine e la Femme Fatale” mi viene in mente un altro titolo: “Idoli di Perversità”. Sto citando il libro di Bram Dijkstra, pubblicato nel 1988 e ormai introvabile in italiano, il primo studio sulla figura della donna nell’immaginario artistico, filosofico, letterario e scientifico tra Otto e Novecento. L’analisi che Dijkstra proponeva, seppure troppo incentrata sull’arte americana e francese e con un taglio decisamente sociologico, rimane ad oggi l’unico tentativo di studio sulla figura della donna fatale. Prima di lui era stato Mario Praz che ne aveva parlato, insieme ad altre questioni decadenti, nel suo famoso capolavoro “La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica”. Anche se fondamentali, tutti e due questi libri mancavano però di un vero e proprio apparato di illustrazioni. Nemmeno Philippe Jullian, che pure si era occupato di arte simbolista, aveva dedicato al tema un’attenzione specifica.
La rassegna di Sesto Fiorentino ha il merito di presentarsi come l’apparato iconografico che a questi libri è sempre mancato. Come ha ben notato Ian Millman, questa mostra e il suo catalogo, si candidano per diventare “un eccellente testo di studio, su cui ci si può basare per fare delle ricerche su simbolismo e Art Nouveau””.

Potete acquistare il mio saggio qui
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La mostra: tema e opere esposte

“La Vergine e la Femme Fatale” dà una visione completa della donna così come veniva raffigurata e immaginata tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Il mondo della Belle Epoque, con le sue fanciulle svenevoli e le terribili regine, si dispiega in questa mostra dove non ci sono quadri, ma solo opere di grafica. La donna, simbolo estremo di bellezza, diventa in questa epoca elemento decorativo, usato per abbellire qualsiasi cosa: pubblicità, illustrazioni per libri, giornali, locandine, manifesti etc. Per la neonata società borghese rendere bella una cosa significa aumentarne il valore commerciale, ecco quindi che la bellezza ideale diventa mercificabile. La visione manichea che ne deriva genera da una parte l’idea di una donna angelica, che salva, e dall’altra quella di una donna famelica, che rovina. Simbolo di verginità e di amore casto sono Beatrice, la Vergine Maria, Giovanna d’Arco, Saffo, Pandora, mentre dal lato opposto, simbolo di dannazione e amore fatale, ci sono Cleopatra, Semiramide, Medea, Salammbô, Maria di Magdala, Erodiade e prima su tutte Salomè, la femme fatale per eccellenza, a cui la mostra dedica una sezione e il catalogo un saggio da me scritto.

Nella prima sede, il “Centro espositivo Antonio Berti”, sono esposte le grafiche più grandi e colorate. Degne di nota, e vero e proprio fiore all’occhiello della mostra, sono le 45 opere grafiche di Georges de Feure, esposte per la prima volta in Italia a distanza di quasi 25 anni dalle ultime retrospettive in Francia, Olanda e Giappone, e curate da Ian Millman, autore del saggio in catalogo a riguardo. Tra queste sono esposte tutte le quattro Tête de femme, volti di donna immersi tra fiori e foglie, moderne incarnazioni delle 4 stagioni, forse le opere più famose e rappresentative di de Feure.
Nella seconda sede, la “Soffitta Spazio delle Arti di Colonnata”, in uno spazio più intimo e raccolto sono esposte invece le grafiche più piccole e a tema oscuro e morboso, a cominciare da “La testa di Cristo piangente” di Jeanne Jacquemin, che domina in una meravigliosa cornice art nouveau. Il nucleo dedicato alla figura di Salomè è qui esposto, da quella più famosa di Aubrey Beardsley ad Alastair, Franz von Bayros, Charles Guerin, Robert Anning Bell e anche Manuel Orazi.

Tutti gli stili europei sono pienamente rappresentati: per l’area simbolista tedesca ci sono Max Klinger, Otto Greiner o Franz von Stuck; per quella inglese Beardsley e ex libris preraffaelliti; per quella boema Josef Vachal, František Kobliha, Max Švabinský; per quella scandinava Tyra Kleen, Olaf Lange; per quella belga Fernand Khnopff, Armand Rassenfosse, Emile Berchmans; per quella austriaca Franz von Bayros; per quella olandese Jan Toorop e infine, per quella italiana italiana, ci sono Giovanni Costetti, Guido Balsamo Stella, Alberto Martini, Gino Barbieri, Francesco Nonni, Adolfo de Carolis e il misterioso Raoul Dal Molin Ferenzona (a cui ho dedicato un articolo qui).

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La Vergine e la Femme Fatale, 
L’eterno femminino nell’immaginario grafico del Simbolismo e dell’Art Nouveau
Sedi espositive: “Antonio Berti” e “La Soffitta Spazio delle Arti c/o Circolo Arci di Colonnata”
Sesto Fiorentino (FI)
26 marzo – 28 maggio 2017
IL MIO SAGGIO E’ ACQUISTABILE QUI

La curatela e il catalogo

La raccolta di così tante immagini si deve alla passione di una singola persona, Emanuele Bardazzi, dalla cui collezione privata provengono la maggioranza delle opere esposte. Sua è anche la curatela scientifica, con la collaborazione di Giulia Ballerini e M. Donata Spadolini. Esperto di grafica fin de siècle e vero e proprio appassionato del tema, è stato anche colui che ha scelto accuratamente tutte le cornici, alcune veramente bellissime. La mostra è piccola per dimensione, ma grande per valore perché sia la qualità delle opere sia la quantità degli autori presenti la rendono una rassegna di livello internazionale.

Ciò che completa al meglio la mostra è il catalogo, attentamente studiato e composto da Bardazzi, un bel libro di oltre 200 pagine, edito da Edizioni Polistampa, che si presenta come una rassegna completa tra saggi, biografie e ottime riproduzioni.
Il catalogo è corredato anche da quattro saggi critici: uno su Georges De Feure di Ian Millman, massimo esperto dell’artista e autore della principale monografia nonché curatore di importanti esposizioni internazionali su di lui; uno su Octave Uzanne e “la femme”, dello studioso e bibliofilo parigino Bertrand Hugonnard-Roche, anteprima di un suo imminente libro dedicato al tema; uno di Giulia Ballerini su Gabriele D’Annunzio e la donna, con un approfondimento sugli artisti dannunziani italiani; il saggio introduttivo è a cura di Bardazzi stesso, un’ approfondita visione d’insieme sulla donna nella letteratura decadente da Baudelaire a Felicien Rops.

Il mio saggio sulla femme fatale si intitola “L’Enfant Fatale: Salomè come simbolo della bellezza decadente tra Inghilterra e Francia fin de siècle”. Partendo dalla Salomé di Gustave Moreau descritta da Huysmans e arrivando a quella di Aubrey Beardsley descritta da Wilde, passando per le parole di Mallarmè, cerco di dimostrare la trasformazione della femme fatale da femmina di carne a idolo androgino. Dalle parole dei poeti passo infine alla realtà con la Marchesa Luisa Casati, ritratta come Salomé da Alastair. In questa parabola discendente verso la realtà tutto è decadenza e infatti dopo la Casati finisce un’epoca e anche il mito della femme fatale.

Prima sede, centro Antonio Berti:

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Seconda sede, “La Soffitta Spazio delle Arti”:rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-46 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-33 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-39rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-34rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-40rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-35rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-41rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-36rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-42 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-43 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-37rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-44rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-38rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-45 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-47rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-48 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-49 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-50 rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze-51rocaille-blog-la-vergine-e-la-femme-fatale-mostra-sesto-fiorentino-firenze


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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2 Commenti a “La Vergine e la Femme Fatale, mostra a Sesto Fiorentino”

  • Cesare Alberto

    Gentilissima Annalisa,
    come già ebbi modo di significarLe un paio d’anni fa a proposito del suo ottimo contributo sulle decorazioni di Laurenti nel salone del demolito Albergo Storione di Padova, Lei rivela un gusto squisito e profondità di sguardo nel mostrarci queste perle d’arte, ancora troppo neglette, che hanno fatto più accettabile il grigiore del mondo in cui viviamo. Con vivo rammarico non ebbi la gioia di vedere questa mostra fiorentina, che se avessi potuto non avrei perso per nulla al mondo. Farò in modo di procurarmene il catalogo, ho il vivo desiderio di leggere il Suo contributo su Salomè. Immagino di non dirLe nulla che Lei già non sappia, ma nell’eventualità Le fosse sfuggito Le segnalo questo libro che lessi da giovane, intitolato Le vergini funeste, di Giancarlo Marmori, edito nel 1966 da Sugarco. Lo si dovrebbe reperire ancora sul web, forse addirittura su Amazon.
    Mi perdoni per l’intrusione e intanto Le porgo i miei più cordiali saluti
    Con ammirazione
    Cesare Alberto Loverre

    • Annalisa P. Cignitti

      Gentile Cesare Alberto,
      la ringrazio per le belle parole e per l’attenzione con cui mi segue. Conosco molto bene il libro di Marmori, uno dei miei preferiti in materia e che ho anche citato nel mio saggio su Salomè nel catalogo della mostra. Spero che possa leggerlo!
      Un saluto,
      Annalisa

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