Historia Naturae

Karl Marx by Jan Švankmajer

Švankmajer-Rudolf II-Arcimboldo

Jan Švankmajer is well known for his animated short works. He did eight short works and each one deserves its own analysis and studio because of the plenty of references they have. I want to focus on “Historia Naturae (Suite)”,1967. It’s divided into 8 parts and each one is dedicated to a lifeform from animal kingdom, featured with a different music genre: 1)Aquatilia (foxtrot) 2)Hexapoda (bolero) 3) Pisces (blues) 4) Reptilia (tarantella) 5) Aves (tango) 6) Mammalia (minuetto) 7) Simiae (polka) 8) Homo (valzer). For each of these lifeforms, Svankmajer assembles a dense montage that consists of live specimens, fossilized or taxidermied remains, skeletal forms, and drawings of various kinds, both scientific and artistic. The result is an animated summation of biological diversity that also incorporates the diversity of means of representation.

The classification and collection of the species is the encyclopedic attempt to enclose the knowledge, typical of the collector, just like what happens in a wunderkammer. Infact, the short-work is dedicated to Rudolf II, the Holy Roman Emperor from 1576 to 1612, a strange king, solitary and melancholy. Rudolf moved the Habsburg capital from Vienna to Prague where he could attend his studies in alchemy, magic, chemistry, astrology and where he started to collect paintings and sculptures and then also decorative objects, exotic animals and minerals that will create the biggest Wunderkammer of Europe at that times. He was also the first to appreciate Arcimboldo’s genius.

As I said for Joseph Cornell, I dare not say Švankmajer is a surrealist artist for the aim of his works was not to amaze. While surrealists combined different objects to astonish and were interested in unexpected or shocking juxtapositions, Švankmajer’s aim is to discover unconscious connections through a witty blending of the perverse, the macabre, and the child-like.

The idea of manlike figures made up of different objects like shells or fruits comes from Arcimboldo’s portraits, which appear in Historia Naturae, and also in Švankmajer drawings and sculptures that he made for the short film.

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I corti di Jan Švankmajer sono molti e ognuno meriterebbe un’analisi approfondita e attenta perché pieni di riferimenti e allusioni. Per questo ne scelgo solo uno: “Historia Naturae (Suite)” del 1967. Strutturato in otto capitoli esso mostra tutte le specie viventi del regno animale ognuna delle quali è abbinata ad un diversa tipologia musicale: 1)Aquatilia (foxtrot) 2)Hexapoda (bolero) 3)Pisces (blues) 4)Reptilia (tarantella) 5)Aves (tango) 6)Mammalia (minuetto) 7)Simiae (polka) 8 )Homo (valzer). Ognuna di queste specie è rappresentata da un montaggio che mostra disegni, animali impagliati o fossilizzati, scheletri o preparati oppure esseri viventi. In questo modo la rappresentazione della varietà delle specie viventi è al tempo stesso anche un riassunto dei diversi metodi di rappresentazione.

La classificazione e collezione delle varie specie è un tentativo enciclopedico di conoscenza, tipico del collezionista e della Wunderkammer. Non a caso Švankmajer lo dedica a Rodolfo II d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1576 al 1612, personaggio controverso, re solitario e melanconico. Non si sposò mai, spostò la capitale da Vienna a Praga e qui si dedicò ai suoi studi di alchimia, magia, astrologia e cominciò a collezionare opere d’arte e poi anche altri oggetti nonché animali e minali fino a creare la più grande Camera delle Meraviglie allora esistente, comprando diversi capolavori di pittori italiani, tra i quali anche Arcimboldo di cui fu il primo a capirne il genio.

Come ho detto anche per Joseph Cornell, non definirei Švankmajer un surrealista in quanto il suo scopo non è quello di stupire. Se i surrealisti cercavano l’effetto scioccante attraverso accostamenti inaspettati, Švankmajer cerca invece di svelare inconscie associazioni attraverso un linguaggio macabro, grottesco e infantile.

L’idea dell’uomo formato da altri esseri viventi viene sicuramente dalla visione dei ritratti di Arcimboldo (sopratutto quello di Rodolfo II in veste di Vertumno) che ritroviamo nel corto e anche in alcuni disegni e sculture che lo stesso Švankmajer fece per il film.

Tutto è composto e tutto si decompone alla fine. Una vera e propria vanitas espressa attraverso il gesto del mangiare che innesca un meccanismo di ripetività ed è anche indice dell’ineluttabilità del ciclo della natura dove chi mangia è a sua volta mangiato. Finale beffardo, col teschio che mastica e (probabilmente) ride.

sources: seul-le-cinema.blogspot.com; americancinematheque.com; Giornale Nuovo; tumblr; wikipedia.

Historia Naturae, 1968

The Shell-man in chapter 1

Rudolf II painted as Vertumnus, Roman God of the seasons, c.1590-1 by Arcimboldo

Švankmajer’s drawings for Historia Naturae. The one above is clearly influenced by Arcimboldo. The following animals-monsters remind me of Ulisse Aldrovandi illustrations.

If you like Švankmajer films, see also:

A Game with Stones, 1965

Punch and Judy, 1966

The Ossuary, 1970

Jabberwocky, 1971

Švankmajer is particularly famous for his Alice in Wonderland, 1988


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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