Gerda Wegener e Einar ‘Lili’ Elbe (parte I)

Nel raccontare la storia di Gerda Wegener e di suo marito Einar veniamo un po’ in ritardo, quando ormai l’uscita del film che racconta le loro vicende, ‘The Danish girl’ ha reso la loro storia quanto mai popolare. Ad ogni modo ci piace interessarci di questi personaggi non solo per l’eccentricità che traspare dalle loro vite, ma soprattutto perché in queste l’arte è protagonista.
Come molti artisti attivi tra gli anni 1910-30 (ricordiamo per affinità artistiche le vicende di Jeanne Mammen, Dodo, Tamara de Lempicka) anche Gerda Wegener è passata di moda e, a partire dagli anni ’40 in poi, è caduta nel dimenticatoio, per essere poi riscoperta soltanto a partire dagli ultimi decenni.
Ricordiamo che uno dei primi ad interessarsi alla storia di Gerda e Einar Wegener fu Corrado Farina,
che ne scrisse forse il primo articolo in italiano sulla rivista Charta (Corrado Farina, Parigi o cara. Gerda Wegener e l’erotismo de luxe, “Charta”, n. 97, 2008, pp. 64–67).
La storia prosegue nella seconda parte.

Giovinezza di Gerda

Figlia di un pastore protestante, Gerda Gottlieb nasce il 15 marzo 1885 a Hammelev, un borgo freddo e inospitale, come spesso piace ai protestanti, al nord della Danimarca. La giovane Gerda dimostra fin dall’infanzia uno spiccato amore per le arti figurative, cosa che sorprende alcuni critici, ma che è facilmente spiegabile nel considerare che le magioni protestanti, ieri come oggi, fanno di tutto per dimostrare lo scarso interesse per la decorazione d’interni dei loro abitanti. La piccola doveva trovare nei corsi di disegno e di storia dell’arte una mina d’oro per la sua fertile fantasia infantile. Dopo averle fatto seguire dei corsi privati di pittura, i genitori accantonano a malincuore l’idea di sposarla ad un prete e decidono, follemente, di spedirla a Copenaghen per seguire i corsi di disegno dell’Accademia, dove è compagna di classe di Karen Blixen.

Lontana dall’amabile rigidità dei genitori, Gerda si diverte un mondo nella capitale danese. I ragazzi e le ragazze della scuola d’arte non possono frequentare le aule nelle stesse ore (le modelle nude potrebbero attizzare pensieri peccaminosi verso il vicino di banco), ma possono agevolmente incontrarsi e flirtare nei caffè del centro e, come tutti i popoli del nord d’Europa, i danesi non fanno eccezione circa il loro amore per gli alcoolici, famosi per avvicinare e scaldare gli spiriti e le carni. Gerda pare si distinguesse per l’allegria, la generosità, la vitalità, e l’eccentricità del suo abbigliamento. Che fosse figlia dell’idraulico? In ogni caso non passava inosservata: la sua allegria era contagiosa, accompagnata da una fortissima personalità. Fu lei a “scegliere” Einar come compagno (lei chiede a lui di uscire, roba da matti all’epoca) , anche lui studente all’Accademia, ignara del percorso tortuoso che quella relazione l’avrebbe portata a compiere.

gerda-wegener-435una giovane Gerda Gottlieb

L’incontro con Einar

Einar Wegener era nato il 28 dicembre 1882, figlio di commercianti. Pare amasse giocare alle bambole con le sorelline e ricamare. Il padre, forse un po’ sorpreso da un figlio tanto delicato, aveva accettato di buon grado l’idea che facesse il pittore, ottima maniera di levarselo dalle scatole quasi definitivamente.
Siamo agli albori degli anni ’10. I due amanti si dichiarano presto fidanzati: lei ha diciannove anni, lui ventidue; le famiglie approvano all’unanimità. Il buon pastore, padre di Gerda, spera che la figlia smetta di dipingere per dedicarsi al focolare domestico – anche perché, come molti altri del resto, preferisce i paesaggi un po’ accademici di Einar che i ritratti di Gerda: strani e un po’ troppo “moderni”, ispirati invero al tardo decadentismo di disegnatori come Harry Clarke e Alastair (allievi spirituali di Aubrey Beardsley); lo stile prettamente déco che caratterizza le pitture di Gerda non è ancora manifesto in questo periodo, assorbita com’è dalla moda simbolista e post-decadente europea.

Stabilitisi a vivere insieme, gli sposi novelli lasciano l’Accademia e si lanciano nel mondo del lavoro. La cosa pare semplice: Einar lavora all’olio sui suoi paesaggi, mentre Gerda si applica alle prime commissioni: ritratti e vignette per i giornali umoristici. Il loro appartamento, ancorché piccolo, è un punto strategico della bohème copenaghese: ricevono ogni sera, v’è festa in permanenza: c’è sempre qualcuno che dorme da loro, o che stappa bottiglie, che canta o che suona. Quando Gerda esce di casa fa sensazione: non ha abbandonato le sue eccentricità vestimentarie, anzi ora che è libera dalle imposizioni scolastiche si è perfino migliorata: abiti appariscenti (spesso fatti in casa) e trucco spinto ai limiti della moda. La società di Copenaghen, un po’ rigida e bigotta, è decisamente out of fashion, e Gerda è sempre meno divertita dagli sguardi insistenti, dai risolini, dalle battute, dall’ostilità sempre più evidente dei suoi concittadini: “aveva degli occhi chiari e brillanti, una figura armoniosa, una silhouette elegante, un fascino innato e una voce bella e armoniosa. Il tutto era ben sfruttato: si truccava senza scrupoli in un’epoca in cui le donne non erano ancora davvero abituate al make-up, e si vestiva di maniera assai spettacolare, ma con chic, e quando se ne andava per la Stroget (la via principale di Copenaghen) sui suoi tacchi alti, sembrava a una piccola parigina frivola”[1].

einar paintingsEinar Wegener, Paesaggio, 1906

Ritratto di Ellen von Kohl, 1906Gerda Gottlieb, Ritratto di Ellen von Kohl, 1906

Illustrazioni di Gerda Wegener 1918-21:

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Gerda illustratrice e ritrattista

Come spesso succedeva a quest’epoca, il successo viene con uno scandalo: una delle sue tele è rifiutata all’esposizione annuale di Charlottenborg, e il suo nome è, all’improvviso, sulla bocca di tutti e in tutti i giornali; pochi giorni dopo, una famosa galleria d’arte, organizza una mostra personale e Gerda è lanciata. Einar, più accademico, vince lo stesso anno un premio tradizionalista che, anziché renderlo più celebre non fa che ombreggiarlo. Einar, il paesaggista introverso e concentrato sul proprio lavoro, osserva rapito l’ascesa mondana e artistica della moglie, ma non riesce a starle dietro: la sua pittura è ancora fortemente impregnata di accademismo ottocentesco, mentre Gerda passa con tranquillità dallo stile liberty ad un sempre più marcato stile art dèco dagli accenti caricaturali, da illustratrice. Ed è proprio nell’illustrazione che Gerda raccoglie più consensi, un campo che le permetterà di vivere per decenni: riviste, magazine, quotidiani, pubblicità e libri illustrati, sempre più lussuosi. I pochoir e le incisioni di Gerda sono richiestissimi dalla stampa e la coppia inizia a vivere un periodo di stabilità economica che permette loro di intraprendere viaggi a Parigi e a Roma, città che dichiararono di amare tanto da volerci andare a vivere. Ma le cose andranno molto diversamente…

La nomea della pittrice giunge al culmine quando l’attrice Anna Larssen [2], di fama internazionale e intima amica della coppia, le commissiona un ritratto. E la vera storia di Gerda e Einar “Lili Elbe” comincia proprio qui. Le sedute di posa troppo lunghe e faticose e gli impegni mondani, dissuadono l’attrice a presenziare a tutti i rendez-vous all’atelier: è proprio lei, eccentrica donna moderna, a suggerire un giorno che sia proprio Einar, il gracile, slanciato, armonioso Einar, a posare al posto suo: il ritratto avanza troppo lentamente, e Gerda accoglie quindi il suggerimento. Einar dapprima rifiuta categorico, poi è vinto dall’amabile insistenza della moglie: toglie il solino, la cravatta, si spoglia di gilet e pantaloni, e inizia un processo di vestizione comune a tutte le donne dell’epoca e che risulta nuovo e affascinante per Einar, novello travestito in nome dell’arte. Gerda, probabilmente per ridere, finisce per mettergli perfino una parrucca bionda. Poi lo trucca.

Photo by Einar Wegener, 1917, Gerda WegenerGerda a Parigi, foto di Einar Wegener, 1917

gerdawegener2-xlargeGerda a Parigi, 1917

Illustrazioni del periodo parigino (1915-21):

Gerda Wegener (Danish, 1886 - 1940) Au plus doux de mes Amis (“to the sweetest of my friends”) (1915)Gerda Wegener, Au plus doux de mes Amis  (1915)

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Gerda Wegener (Danish, 1886-1940), An elegant couple in a rococo interior, 1919. Gouache and watercolour on paper.

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Lili Elbe

Dal fascino il ragazzo passa all’inquietudine, una dolce inquietudine che, durante la posa, lo farà ragionare sulla possibilità terribile e segreta di vestirsi ancora da donna. Il timido Einar è in estasi. Si specchia di tanto in tanto e non crede ai suoi occhi: “E’ dunque possibile, mi chiedevo, essere così bello, così bella?” dirà nelle sue memorie. A interrompere tali riflessioni venne la causa di tanti turbamenti: la modella stessa, Anna Larssen liberatasi all’ultimo momento e desiderosa di rivedere i Wegener e l’avanzamento del dipinto. La sorpresa fu grande e probabilmente imbarazzante, dacché Anna prese a baciare Einar dichiarandogli ch’era molto meglio in abiti femminili e che avrebbe dovuto sempre vestirsi così. Champagne, risate, buonumore, e un nome: Lili, donatogli da Anna per scherzo. Einar partecipa alla festa improvvisata con l’apprensione dietro il sorriso imbellettato. E decide di rifarlo alla prima buona occasione.

Che viene poco tempo dopo, ad un ballo in maschera dato dall’associazione degli artisti della città. Gerda e Einar vi si recano travestiti… ma Einar indossa un doppio travestimento: è Lili, vestita da Pierrette. Il successo è enorme, anche perché nessuno è al corrente che si tratti di Einar bensì di un’amica di Gerda. Un ragazzo prova perfino a baciarla e Einar è costretto a perdersi nella folla per non cedere alle sue insistenti proposte. L’alcool, l’ora tarda, la musica, contribuiscono alla confusione di Einar, il quale si rende conto soltanto più di una cosa: non è più Einar, il pittore, il marito di Gerda Wegener, ma Lili – la misteriosa e seducente Lili, la donna che ha sempre voluto essere senza mai aver nemmeno sognato di ammetterlo a sé stesso. Einar è vinto da una sorta di lieve schizofrenia, affatto comune nei casi di transessualità (perlomeno agli inizii), incoraggiata per gioco dalla stessa Gerda: parla di Lili alla terza persona e Gerda prende a farle una quantità di ritratti nelle vesti di ragazza. Lili diventa, poco a poco, un essere a sé stante, indipendente, con la sua personalità, le sue amicizie, le sue preferenze e i suoi capricci di donna.

Einar Wegener, the Danish painter; and Lili Elbe, the woman he becameEinar e la sua versione femminile “Lili”

"Lili med fjerkost" af Gerda WegenerLili con un ventaglio di piume, 1920

Les chaussures rouges 1922Les chaussures rouges 1922

Lili, Caldo estivo, 1924, olio su telaLili, Caldo estivo, 1924, olio su tela

A portrait of Lili Elbe by Gerda Wegener, a watercolour from 1928

 Gerda Wegener, Ritratto di Lili, acquerello del 1928

Parigi

Con il successo, viene il denaro: i Wegener partono ancora in vacanza a Roma, poi a Firenze (è il 1911). Là Einar viene preso due volte per un omosessuale, cosa che ha il risultato di farlo arrabbiare. Vuole perfino sfidare a duello un fiorentino che lo ha invitato in vacanza in Egitto. Lili è silente sotto il tre pezzi di Einar per quasi un anno. Ma, rientrati a Copenaghen, torna in superficie più ardente che mai. Gerda e Lili se ne vanno in giro senza timore per la città, escono la sera con gli amici, partecipano a qualche ricevimento. Copenaghen sembra ignorare la doppia vita di Einar Wegener, ma non perdona le eccentricità di Gerda: le malelingue sono sempre più scatenate, e la coppia capisce che è venuto il momento di levare le tende quando si vocifera di una presunta passione saffica di Gerda (mai verificata, anche se molti dei suoi disegni attestano perlomeno una fascinazione dell’artista per l’amore lesbico). La super-femmina Gerda non è una femminista: non è una militante, è semplicemente una donna moderna. Ma i copenaghesi, protestanti e conservatori, non sono pronti ad accettarla. Parigi invece è cattolica e libertina: Einar e Gerda giungono nella capitale francese nel 1912, dove intendono rimanere due settimane, giusto il tempo di organizzarsi per stabilirsi definitivamente in Spagna. Ancora una volta, le cose andranno diversamente.

Il panorama artistico parigino del 1912 è in fermento: i cubisti hanno intrapreso la loro rivoluzione, i futuristi vengono a declamare i manifesti (quello della Donna Futurista arriva proprio in quel periodo): colori accesi e violenti invadono le tele dei pittori di Montmartre, Picasso ha già una reputazione, Poiret è il Dio della moda e Diaghilev del balletto. Ivan Mosjoukine fa fondere i cuori delle garçonnes, i locali notturni a base di jazz e champagne si moltiplicano. I Wegener alloggiano all’Hotel di rue des Beaux-Arts, nella stessa stanza in cui, dodici anni prima, Oscar Wilde esalava l’ultimo respiro (non prima di aver denigrato la carta da parati). Adesso la camera è dipinta di rosso e grigio, ma l’albergo resta pulcioso e a buon mercato. Il proprietario, che nel frattempo aveva cambiato idea sul suo defunto ex-inquilino, sommerse i Wegener di simpatici aneddoti, e quelli presero a imparare a memoria il De Profundis e La Ballate del carcere di Reading come si trattasse di Shakespeare.
Parigi accoglieva Gerda a braccia aperte; e riservava molte sorprese per Lili.

[1]  Mona Jensen, Gerda Wegener, portraitiste danoise du Paris des années 20, Paris, Maison du Danemark, 2000.

[2] Nel film, è nel dipingere il ritratto della ballerina Ulla Poulsen che Gerda fa posare per la prima volta Einar travestito. In realtà, il ritratto della Poulsen data 1927, mentre l’episodio descritto è databile attorno al 1909-1910. Invero Gerda lavorava al ritratto dell’attrice Anna Larssen, del quale ci è impossibile trovare immagini.

***

Bibliografia:

Grazie innanzitutto al bellissimo libro Indomptables, di Francesco Rapazzini (pubblicato in Francia nel 2013 dalle Editions Edite), nel quale la storia dei Gerda e Einar Wegener è narrata nei minimi dettagli, frutto di una ricerca approfondita e accuratissima.
Altri fonti sono state:
Niels Hoyer, Man into woman, Facsimile Publisher, 2015.
Maurice Rostand, La femme qui était en lui, Paris, Flammarion, 1933
AA.VV., Gerda Wegener, Portraitiste Danoise du Paris des années 20, Paris, Maison du Danemark, 2000.

Painting of a woman with a book by Gerda Wegener, 1922Gerda Wegener, Ritratto di una donna con libro, 1922

“The Lady Anemone” by Gerda Wegener,1922Gerda Wegener, Lady Anemone, 1922

27436-gerda-wegener-1926-sur-le-tapis-vert-sexy-girl-nude-dancer-hprints-comGerda Wegener, Sur le tapis vert, 1926

29353-gerda-wegener-1926-sexy-girl-nude-decorative-arts-bedroom-hprints-comGerda Wegener, Le plus beau bijou, 1926

Cafe” by Gerda Wegener, c. 1925Café, 1925

Gerda Wegener, The Carnival (detail), c. 1925. Photo Morten PorsGerda Wegener, Il Carnevale (dettaglio), c. 1925.

Two Cocottes with Hats (Lili and friend), c. 1925Due Cocottes con cappelli (Lili e un’amica), c. 1925


He is an italian but Paris-based illustrator and essayist especially skilled in male fashion and dandyism.

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