Easter in Israel and Palestine

Jerusalem

Gerusalemme è una città che, come Roma e Istanbul, è stata al centro delle vicende che hanno segnato la storia e quindi l’identità dell’Occidente. Al di là della propria fede religiosa, va visitata. Il solo fatto di essere sacra per le tre religioni più importanti del mondo, cristiana, musulmana ed ebraica, la rende sicuramente un luogo unico. Eppure, il visitatore che spera di raggiungere una delle mete più spirituali del mondo, rimarrà deluso. I luoghi sacri di questa città si rivelano simboli di discordia, contesa e divisione. Le religioni non si parlano, al massimo si sopportano, ognuna asserragliata nel proprio spazio di giurisdizione, in un equilibrio precario e incerto. I due luoghi più importanti, nonché mete principali dei pellegrinaggi, rappresentano non altro che il peccato massimo dell’umanità.

A cominciare dalla Chiesa del Santo Sepolcro, costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù. La gestione interna della chiesa è frammentaria e divisa tra diverse chiese, secondo una situazione che è rimasta invariata dal 1852, anno del decreto chiamato Statu Quo. Il decreto, tuttora in vigore, ripristina la situazione risalente al 1767, tenendo conto degli ulteriori diritti acquisiti anche da altre comunità  cristiane, quali la Chiesa apostolica armena, la Chiesa ortodossa copta e la Chiesa ortodossa siriaca e fu firmato per porre fine ai dissidi soprattutto tra la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa apostolica romana, rappresentata dalla Custodia di Terra Santa dell’ordine francescano. Senza contare che, sin dal XII secolo, sono due famiglie palestinesi musulmane, in quanto neutrali, a custodire la chiave dell’unico portone di ingresso, sul quale nessuna Chiesa ha diritto.

Una situazione simile si ha anche al Monte del Tempio, luogo sacro per gli ebrei in quanto è il punto in cui sorgeva il primo e il secondo tempio, ma anche per i musulmani, perché è nella moschea Al-Aqsa che Maometto fece il suo viaggio notturno ed è nella Cupola della Roccia che salì al cielo. Il luogo è sotto controllo musulmano, anche se molti non possono accedervi e rimane il fatto che molti ebrei estremisti non hanno mai accettato la situazione.

La scelta di andare a Pasqua, quando quest’anno coincideva quella cattolica, quella ortodossa e quella ebraica, non è stata certo una scelta felice, poiché la città brulicava di gente ed è stato impossibile godere dei luoghi con la giusta tranquillità.
Per trovare un po’ di pace bisogna allontanarsi dalla folla, il Monte degli Ulivi per esempio è un’aspra salita, lungo la quale però si possono trovare numerose chiese e monasteri che inducono alla riflessione solitaria. A cominciare dall’Orto dei Getsemani, con i suoi ulivi secolari alcuni dei quali anche millenari; la chiesa russa di Maria Maddalena, con le sue sette cupole dorate che oggi ospita un convento femminile; la chiesa del Dominus Flevit, con una vista panoramica sulla città e in cima la chiesa del Pater Noster, un chiostro ombreggiato da cipressi e palme.
Potrebbe sembrare blasfemo, ma non mi sento di escludere dai luoghi di meditazione anche due alternative laiche come il giardino interno dell’American Colony Hotel e quello di un altro hotel, l’Austrian Hospice, più al centro. In questi piccoli Eden lussureggianti, si può trovare sollievo dalla confusione della città, che sembrava una babele di genti perdute.

The American Colony Hotel:

L’American Colony Hotel è uno dei pochi hotel storici e sicuramente l’unico di atmosfera fin de siecle, essendo stato costruito alla fine dell’800. Il proprietario era un pasha ottomano, Rabbah Daoud Amin Effendi al-Husseini, che aveva costruito questo palazzo per viverci con il suo harem di 4 mogli. Quando morì, nel 1895, il palazzo fu comprato da un gruppo di cristiani i quali, guidati da un americano di Chicago, vi fondarono una comune, da cui il nome “american colony”. Solo nel 1902 fu trasformato in hotel.

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The Temple Mount:

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The al-Aqsa Mosque

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Mount of Olives:

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The Russian Orthodox Church of Mary Magdalene

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rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-23jewish cemetery on the Mount of Olives

rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-24Church of the Pater Noster

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Gethsemane Garden  rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-30Gethsemane Church

The Old City:

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rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-17 rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-18via Dolorosa

rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-26 Church of the Sepulchre of Saint Mary, also Tomb of the Virgin Mary

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The Holy Sepulchre :rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-43rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-34an copt monk refilling the oil for the lampsrocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-33 rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-35Armenian procession  rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-44rocaille-blog-jerusalem-israel-holy-land-easter-32

Austrian Hospice Hotel:

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Dead sea and Masada:

Il Mar Morto è uno dei posti più strani al mondo: è talmente piccolo che la Giordania si vede ad occhio; intorno il paesaggio è desertico, arido, lunare e le sue acque, con il 35% di sale, rendono impossibile qualsiasi forma di vita. Il fatto che si trovi a -415 m dal livello del mare rende l’aria più densa, quindi c’è un basso livello di raggi UV e un alto tasso di ossigeno, cose che lo rendono un posto particolarmente salubre.

Ero già stata sul Mar Morto, ma dalla riva giordana, questa volta invece ho visitato Masada, un’antica città-fortezza arroccata su tre diversi livelli a strapiombo sulla depressione del mare. Raggiungerla è una vera impresa se non ci fosse la funivia (costruita solo nel 1998), altrimenti l’unica strada è un impervio sentiero sterrato tutto in salita chiamato “il sentiero del serpente”. In antichità era inespugnabile per la sua posizione, Erode il Grande vi costruì il suo sontuoso palazzo con terme, caldaie e magazzini per le provviste. Masada è un simbolo di orgoglio per il popolo ebraico: quando la città fu assediata dai romani e poi espugnata (73 d.C.) i suoi abitanti, pur di non cadere nelle mani dei conquistatori, si suicidarono in massa.

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Ein Gedi Kibbutz Botanical Garden:

Ein Gedi è un vero e proprio tripudio di verde nel bel mezzo del nulla: le sue pozze di acqua dolce, i torrenti, le cascate e la vegetazione lussureggiante, abitata da molti animali tra cui lo stambecco nubiano, lo rendono l’unico punto abitabile per l’uomo vicino al Mar Morto.

Oltre alla Riserva Naturale, costituita da due canyon paralleli, esiste questo strano giardino botanico, che vista la mia passione per i fiori non ho potuto non visitare. In realtà tale parco si trova dentro un kibbutz, una sorta di comunità di ebrei che vive di agricoltura, e non è granché organizzato. Si possono però vedere mille specie di piante indigene ed esotiche tra cui le piante bibliche come il sicomoro, l’incenso, la mirra, fiori rari e baobab giganti.

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Bethlehem

Betlemme è già Palestina e si avverte subito la differenza: vie tortuose e sconnesse, traffico, negozi aperti fino a tardi, case distrutte, quartieri abbandonati e una generale sensazione di disordine. Non si può dire che sia però una città pericolosa e anzi si vive piuttosto bene. Si presenta particolarmente aggiornata al gusto occidentale, cosa dovuta probabilmente al grosso flusso turistico che viene qui per la chiesa della Natività di Cristo, dove si dice sia nato Gesù.

Di recentissima apertura è il Walled Off Hotel, un albergo progettato e arredato da Banksy, l’artista di Street art che sin dal 2005 aveva iniziato a fare graffiti a Betlemme. L’albergo si autodefinisce “l’hotel con la peggior vista al mondo”, cioè il muro, e infatti la sua entrata si trova praticamente di fronte al west bank, in un quartiere in rovina. Gli interni però sono davvero belli: ogni stanza è diversa dall’altra e ha un’opera di Banksy, la hall si rivela un bellissimo salottino perfetto per bere il tea, arredata in stile coloniale inglese ma con cruenti dettagli di Street art che alludono alla guerra. La libreria vicino al pianoforte è in realtà una porta segreta che porta alle camere mentre, da un’altra porta, si entra nel museo del muro, che non è un museo su Banksy come spesso si trova scritto, ma un museo che mostra, tramite foto, filmati e piccoli oggetti, la situazione dei palestinesi oggi.

Betlemme è in una posizione particolare, trovandosi a meno di 10 km da Gerusalemme, ma aldilà del muro di divisione tra Israele e Palestina, è a tutti gli effetti un posto di confine, perché per raggiungerla bisogna passare il checkpoint. Gli stranieri non hanno alcun impedimento, ma per i palestinesi, a meno che non si abbiano permessi speciali, è vietato. Oggi come oggi se si nasce in Palestina si nasce già privi di alcune libertà: non si può uscire, è vietato recarsi a Gerusalemme così come in qualunque altra città israeliana e se si decide di partire, difficilmente si fa ritorno in patria.rocaille-blog-palestine-bethlehem-west-bank-banksy-1Inside the Nativity Church

rocaille-blog-palestine-bethlehem-west-bank-banksy-10The Armoured Dove by Banksy

rocaille-blog-palestine-bethlehem-west-bank-banksy-5The Walled Off Hotel (outside)

rocaille-blog-palestine-bethlehem-west-bank-banksy-6The Walled Off Hotel (inside)

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rocaille-blog-palestine-bethlehem-west-bank-banksy-3The West Bank Wall rocaille-blog-palestine-bethlehem-west-bank-banksy-2more recent graffitis by Banksy

Hebron:

Lo scenario cambia drasticamente in un’altra città della Palestina che non può dirsi proprio turistica, ma che ho voluto comunque visitare. Hebron è infatti il luogo in cui più è evidente lo stato di occupazione militare, divisa in due e costantemente sorvegliata da soldati armati. Dopo il massacro del 1994, la città venne divisa in due settori: Hebron 2 (circa il 20% della città ), sotto controllo dell’esercito israeliano, e Hebron 1, affidata al controllo dell’Autorità Palestinese.

Purtroppo la situazione di guerra non ne fa un luogo sicurissimo e per questo i turisti oggi la evitano e, a parte chi ci vive, non si incontra nessuno in giro. La convivenza infatti è difficile e la situazione è costantemente tesa: il vecchio suk arabo è stato chiuso e spostato, ora si trova sotto le abitazioni di israeliani che tirano spazzatura, tanto che è stato necessario mettere sopra i negozi una rete di difesa.
La moschea è stata divisa in due e una metà trasformata in sinagoga, senza contare che per entrarvi bisogna passare un controllo armato. La moschea in realtà è luogo di pellegrinaggio sia per i cristiani quanto per ebrei e musulmani, perché al suo interno ci sono le tombe dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e le rispettive mogli. La città vecchia è veramente bella, tutta in pietra bianca con case e vecchi mercati, ma a passeggiarvi si ha la sensazione di essere in una città fantasma.

 Ad oggi, per i civili israeliani è legale accedere al 4% del territorio della città  di Hebron, mentre i palestinesi sono sottoposti ad uno stretto regime di permessi e controlli per accedere a servizi e abitazioni rimaste nella zona sotto controllo israeliano. Il conflitto è molto forte perché le popolazioni arabe vedono la presenza ebraica come un’occupazione di terre inizialmente destinate al futuro stato di Palestina e oggi invece occupato dagli insediamenti israeliani. C’è da dire che Israele ha già occupato altre zone all’interno della Palestina, delle vere e proprie colonie dichiarate illegali dall’ONU.

rocaille-blog-palestine-hebron-1 rocaille-blog-palestine-hebron-3inside the Mosquee or The Cave of the Patriarchs

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Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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2 Commenti a “Easter in Israel and Palestine”

  • Lazaros Ath. Keramydas

    This is a fantastic article!!!
    But all captions refering to “orthodox” are wrong… In the first reference the “orthodox” monk is a copt one, and in the second reference, this is not an orthodox procession, but an armenian one…

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