Preraffaelliti: il Mito dell’Italia e il mito dell’Arte

Roma e i Preraffaelliti

Se  si eccettua la chiesa di San Paolo entro le mura decorata su disegni di Edward Burne-Jones, Roma non è certo la città ideale per vedere opere preraffaellite.

C’è però un contatto profondo tra Roma e i Preraffaelliti perché proprio in questa città si stabilirono, agli inizi del XIX secolo, i Nazareni, un gruppo di pittori svizzeri e tedeschi che per primi vollero riprendere lo stile pittorico dei pittori chiamati primitivi ovvero prima di Raffaello.

Uno di loro Ford Madox Brown, dopo aver passato un periodo a Roma, si avvicinò a Rossetti e alla confraternita e, sebbene non ne fece mai del tutto parte, diffuse gli ideali cristiani e religiosi propri dei Nazareni e l’interesse per i pittori prerinascimentali.

Dopo 25 anni (l’ultima mostra sui Preraffaelliti a Roma fu “Burne-Jones: dal preraffaellitismo al simbolismo” nel 1986) e di nuovo alla GNAM, Roma può vedere una serie di opere preraffaellite in questa mostra intitolata “Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones: il Mito dell’Italia nell’Inghilterra Vittoriana” e che sarà aperta fino al 12 giugno.

La mostra appare tanto più straordinaria quanto più se si pensa alla difficoltà con cui è stata allestita, visto che si sarebbe dovuta aprire un anno fa, come racconta la soprintendente della Gnam Maria Vittoria Marini Clarelli e che poi per motivi di risorse è slittata a quest’anno.

La mostra

Si inizia con una serie di cromolitografie originali dell’Arundel Society, incisioni di Carlo Lasinio e di William Young Ottley per continuare con degli acquerelli e appunti di Ruskin, dei Turner e alcuni dipinti di Dyce.

Le riproduzioni raffigurano opere di Fra Angelico, Ghirlandaio, Carpaccio, Benozzo Gozzoli e dettagli di affreschi, dipinti, cicli pittorici.

«L’arte inglese di tutto l’Ottocento è estremamente colta – avverte una delle curatrici Stefania Frezzotti – Nella mostra abbiamo voluto ripercorrere da un lato la suggestione degli “old masters”, ma dall’altro uno studio capillare dell’arte italiana documentata da disegni, schizzi e acquerelli come sostegno critico e teorico, prima di Ruskin poi di Walter Pater.”

Solo in un secondo momento si passa alle opere preraffaellite vere e proprie: le donne di Rossetti sono le protagoniste, poste in arcate e salette create per l’occasione, ma numerose sono anche le opere di Burne-Jones e Leighton; solo un’opera, invece, di Waterhouse .

Nelle sale successive vediamo gli italiani Gaetano Previati, Adolfo De Carolis, Nino Costa  e Aristide Sartorio che, con opere degli ultimi anni del XIX secolo e inizi del successivo, già preannunciano uno stile liberty e simbolista, ma che si ispirarono dichiaratamente ai preraffaelliti.

Infine anche Tintoretto, Veronese, Tiziano con la “Maddalena penitente” dai capelli rossi, già preraffaellita e il “Santo Stefano” di Giotto, in diretto collegamento con il “San Giorgio” di Burne-Jones.

Un andirivieni di ispirazioni e riprese reciproche tra i secoli, dove il passato viene preso e rimodellato per tornare infine al punto di partenza.

L’idea

La confraternita dei Preraffaelliti fu fondata nel 1848 per opporsi all’arte accademica e alla pittura “fangosa” della Royal Accademy. L’Inghilterra in quel periodo è in pieno sviluppo industriale: perché mai un gruppo di amici fonda una confraternita che propone pitture pulite e sognanti, scene evanescenti, donne angeliche e atmosfere mitiche?

E  che cosa hanno poi di innovativo questi pittori secondari che auspicano rinnovamento riprendendo temi classici, tecnicamente lontani dalle sperimentazioni del colore e della luce contemporanee e intrappolati in un ideale estetico passato e passatista?

Sono i primi, dopo i Puristi, ad accorgersi che la modernità, nel generale entusiasmo positivista, nasconde qualcosa di Brutto. Bisogna ritornare alla purezza della pittura primitiva, quando l’artista era ancora artigiano e l’opera d’arte era unica e irripetibile per restituire la sacralità (l’Aura) che l’arte ha perso. Come fare? Ritornare indietro nel tempo. E del passato non scelgono Raffaello, cioè l’eccellenza della pittura assurta a modello, ma tutto ciò che c’è prima, quando la pittura era ancora una tecnica incerta, praticata nella solitudine della bottega.

Il loro scopo è dunque cancellare secoli di storia e di arte. Ripartire da prima di Raffaello significa eliminare le basi della pittura moderna, qualsiasi accademia, corrente o scuola successiva.

Percepiscono  l’inizio della decadenza, della morte dell’arte e per salvarla cercano di tornare indietro e di ricominciare dalle origini.

Il limite

Il loro piano sembra perfetto, ma non considerano che l’ingenuità del pittore non esiste più, l’artista è corrotto ormai, è passato troppo tempo e tutto ciò che possono dipingere è solo il ricordo di un’epoca. In un mondo in cui non esiste più la Bellezza, l’unica cosa che rimane è il ricordo della Bellezza.

Ne segue una pittura orfana, debole, di imitazione quindi ideale;  i soggetti sono morti o mai esistiti, i quadri non vivono ma evocano .

Ormai non c’è più niente di vivo, l’ideale passato non è niente più che un canone formale che fa delle loro opere quasi dei rifacimenti e che Broch avrebbe sicuramente definito kitsch.

Falliscono forse nel loro intento, ma non rimangono uno sterile tentativo fine a sé stesso: se la nostalgia del passato anticipa atmosfere del Decadentismo, la pittura fortemente evocativa avanza già la sintetizzazione di alcuni elementi figurativi che poi vedremo nei simbolisti. Sono loro i primi ad interessarsi all’industrial  design come reazione all’omologazione della produzione industriale. La donna che inventano, una donna-enigma, immobile e conturbante, è già la femme fatale dei primi film muti.

Lisa.

Alcune delle opere esposte:

Dante Gabriele Rossetti:

Venus Verticordia (1866)

Sybilla Palmifera (1866-70)

Persephone (1874)

Jane Morris Portrait

Pia de Tolomei (study for) 1868

Sancta Lilias (1874)

Frederic Leighton:

The return of Persephone (1891)

A Noble Lady of Venice (1865)

Nausicaa (1878)

Athlete Struggling with a Python (1877)

Alfred Gilbert: Comedy and Tragedy Sic Vita (1891-1900)

George Frampton: Lamia (1899)

John William Waterhouse: Psyche opening the golden box (1903)

Edward Burne-Jones:

Pan and Psyche (1872-74)

Persues and the Sea Nymphs (1877)

Venus Discordia (1872-73)

The Heart of the Rose (1889)

Walter Crane: The Dance of the Five Senses (1899)

Albert Moore: The Toilette (1886)

Adolfo De Carolis: Le Castalidi (1905)

Adolfo de Carolis: Allegoria (1900-1903)

Giulio Aristide Sartorio: Madonna degli angeli (1895)

Giulio Aristide Sartorio: Studio per la testa della Gorgone (1895)

Gaetano Previati: Il giorno sveglia la notte (1905)

Gaetano Previati: La danza delle ore (1899)

Gaetano Previati: Il Carro del Sole (1907)

Lawrence Alma Tadema: Interior of the Church of San Clemente,Rome (1863)

Tiziano: The Penitent Magdalen (1533)

Veronese: The Rape of Europe (1580)


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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