František Bílek house-museum, Prague

 

La visita a Praga quest’estate mi ha portato a scoprire un artista meraviglioso: František Bílek. Forse uno dei più grandi artisti cechi, sicuramente non il più famoso. Sua è l’unica casa museo di Praga, una villa art nouveau-razionalistica che si trova nel quartiere Hradčany, vicino al Castello.

František Bílek

Bílek fu soprattutto scultore,  ma anche bravo nel disegno, architetto e designer.
Nato nel 1872, iniziò come pittore e fu accettato, a soli quindici anni, all’Accademia di Belle Arti di Praga. Nonostante rivelò un evidente talento nel disegno, gli fu diagnosticata una particolare cecità per i colori, il che rendeva impossibile per lui continuare la carriera di pittore e per questo si diede alla scultura. Si trasferì per un anno a Parigi, dove studiò  all’Académie Colarossi, ma non fu per la sua formazione granché determinante e se ne ritornò a Praga, dove continuò la sua ricerca da solo.

Ha quindi inizio il “periodo visionario” perché, diceva, di avere visioni che lo avvicinavano a Gesù Cristo. Religioso lo era stato sempre, ma cercava un contatto più diretto con Dio: lo trovò nell’arte. Disse di aver avuto la visione di Cristo in croce, che poi scolpì per la Cattedrale di San Venceslao (dove tutt’oggi è visibile), mentre era al Louvre. Scolpiva soprattutto personaggi biblici o tratti dal Vangelo per i quali ricevette apprezzamenti e vinse una borsa di studio. La sua opera “Golgotha” però gli procurò parecchie polemiche perché utilizzò vera corda e vero fil di ferro nella scultura e la cosa fu ritenuta disdicevole dalla commissione che per questo gli sospese la borsa di studio.

Si vide costretto a tornare a vivere dai suoi genitori, nel paese di Chýnov dove era nato. Qui suo padre voleva che lavorasse con lui nei campi. Furono anni difficili, ma Bílek non abbandona la scultura. Si trasferisce in un vecchia fornace che trasforma in studio e qui vive secondo i ritmi della natura; soprattutto scopre il legno, poi materiale preferito per scolpire. Per lui il legno rappresenta la vita: ancorato a terra tramite le radici, ma con la corona che cresce verso il cielo.

La Villa

Progettò lui stesso questa villa a Praga nel 1911, allo scopo di usarla come abitazione e studio. Al piano terra ci sono infatti due sale comunicanti, una volta atelier, che oggi raccolgono un’esposizione permanente di sue opere; i piani superiori e altre stanze al piano terra erano adibite a scopo abitativo.

Immersa nel verde e lontano dal centro, la villa si si configura come progetto di vita pensato unitamente alle sculture, un silenzioso rifugio per l’artista ispirato.
Tra i pini del giardino sorge la struttura, simbolo essa stessa dell’arte di Bilek: la vita come campo pieno di spighe di grano per nutrire gli uomini ogni giorno. Le colonne all’esterno rappresentano le spighe: alcune sono intere, altre tagliate, altre non sono cresciute. La forma stessa dell’edificio a mezza luna rappresenta la falce che taglia il campo di grano. I colori sono naturali e discreti, si gioca tutto tra il rosso scuro dei mattoni e il bianco dei pilastri giganti, che danno slancio verticale alla costruzione altrimenti troppo piatta. Nell’insieme una strana mistione tra la nordica severità del mattone e qualche evocazione orientale-egiziana, che pure ispirò l’artista in ambito religioso.

Ogni elemento, dalle porte lignee che hanno incisioni, alle maniglie a forma di foglia, uccello, tartaruga e altri animali, ma anche gli architravi, i mobili o addirittura le curve dei muri che mai si chiudono ad angolo, sono frutto del disegno e della progettazione di Bílek che si rivela così anche designer. L’idea di vita come arte totale e di arte come mistico raccoglimento che permette il contatto con Dio permea tutte le sue opere.

Lo scultore

Bílek fu uno degli artisti più eccezionali dell’Art Nouveau ceca, ma all’esatto opposto di Alphonse Mucha che pure conosceva, lui era un simbolista senza fronzoli. Il suo simbolo non è abbellimento, ma anzi sintesi del senso, ricerca del significato profondo, tormentato che si imprime sulla carta, ma sopratutto nel legno, materia viva per eccellenza. Il legno diventa pagina da incidere su cui tracciare le metamorfosi della vita, dal sole alla luna.

Le sue opere non sono tutte a tema religioso, ma tutte hanno un tono mistico. Tema più frequente è il crocifisso, la mano salvifica e il volto sofferente del Cristo; le sensazioni sono quelle di disperazione per il peccato, solitudine dell’uomo, ma anche fede, speranza, salvezza. Il simbolismo diventa domestico, perché ricercato nella verità della vita quotidiana, il cristianesimo è introspettivo e sfoga i suoi drammi sul legno.

Source: radio.cz. English readers can read this.

L’atelier (piano terra): 
Atelier (first floor)

La Casa (piano terra):
the house (ground floor)

ritratti dei figli in bronzo all’età di 6 e 4 anni, non appena trasferiti nella villa

bronze portraits of Bilek’s children when they moved in to the villa in Prague, aged six and a half and four and a half.

 Atelier:

Altri piani:
other floors

Old pictures of Villa Bilek:

More Bilek’s works in Prague: 

Crucifix and altar inside St. Wenceslas, the most famous work of the artist

the Crucifix in the studio of Villa Bilek about 1899

Frantisek Bilek “Mother!”, 1899. Veletržní Palace Museum, Prague.
This work shows the drawing of a figure which the artist repeated on the wood frame.

a copy of Bilek’s Moses is outside the Jewish Museum


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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